martedì 29 maggio 2012

TUTTI A NAPOLI

 

Accanto al San Carlo

Sta Napule, riggina d' 'e ssirene, | ca cchiù 'a guardammo e cchiù 'a vulimmo bbene. | 'A tengo sana sana dinto 'e vvene, | 'a porto dinto 'o core, ch'aggia[fa'? | Napule, si' comme 'o zzucchero, | terra d'ammore – che rarità! (Totò)

Trovo nel popolo napoletano la più vivace e geniale industria, non per diventare ricchi, ma per vivere senza preoccupazioni.    Vedi Napoli, e poi muori.  ( Johann Wolfgang von Goethe )

Ancora Galleria Umberto

Per nessuno tranne che per i meridionali è così. Se scrivi se canti se giochi, e vieni da Napoli sarai sempre il giornalista napoletano, scrittore napoletano pittore napoletano. Quel napoletano non te lo toglierai mai. (Roberto Saviano).

Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica. [...] L'ammirazione che io ho per il popolo napoletano nasce proprio da questo amore per Totò. [...] Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsano. (Lucio Dalla)

Ariete

Napoli ha una bellissima posizione. Le strade sono larghe e ben pavimentate con grossi e larghi massi di pietra squadrata. Le case, tutte grandi e pressappoco della stessa altezza. Molte piazze grandi e belle; e cinque castelli o fortezze, che non si finisce di ammirare. (anonimo)

«Piano, piano con questa parola: industrializzazione» dice il professore. «Napoli è stata rovinata da Lauro, da Gava e dalla chimera dell'industrializzazione. Lauro l'ha gestita come l'ultimo dei Borboni, Gava ha addirittura fatto rimpiangere Lauro, ma nessuno dei due ha fatto tanto male a Napoli come chi ha creduto di risolvere il problema napoletano con l'industrializzazione. Voi invece immaginatevi una Napoli senza ciminiere, una Napoli che nella piana di Bagnoli al posto dell'Italsider avesse avuto tutta una serie di alberghi, di cottages, di villini e di casinò. Positano, Amalfi, Ischia, Capri, Procida, Baia, il lago d'Averno, Pompei. Ercolano, Vietri, Cuma, il Faito, il Vesuvio, isole, scogli, montagne, vulcani, laghi. il punto d'incontro del turismo mondiale! La Las Vegas d'Europa! Il paradiso in terra! Ma pensate, ad esempio, al Castello dell'Ovo, a questo bellissimo maniero medioevale, ricco di enormi sale, di piccole viuzze interne e di suggestive botteghe»   (Luciano De Crescenzo)

Castel dell'Ovo

Io ritengo Napoli una città estremamente civile; ebbene, nel vocabolario dei napoletani non esiste la parola lavoro, dicono la «fatica». Anche io sono così, non amo la fatica. (Roberto Rossellini)

T'accumpagno vico vico | sulo a tte ca si' 'n amico | e te porto pe' 'e quartiere | addò 'o sole nun se vede | ma se vede tutto 'o riesto | e s'arapeno 'e ffenèste | e capisce comm'è bella | 'a città 'e Pulecenella. | Comm'è bella comm'è bella | 'a città 'e Pulecenella. (Claudio Mattone).

 

Galleria Umberto I  (Napoli)

 

  tour virtuale

L'edificazione della bellissima galleria Umberto I avvenne in un contesto di ristrutturazione edilizia e bonifica territoriale resesi necessarie in seguito all'epidemia di colera del 1884: interi quartieri sovraffollati (Porto, Pendino, Mercato, Vicaria) furono sventrati, e venne nominata una commissione di professionisti cittadini, per valutare i progetti di ricostruzione.  Tra le aree interessate, rientrava quella di S.Brigida, per cui furono presentati quattro distinti progetti; risultò vincitore quello dell'ingegnere Emanuele Rocco, che prevedeva, nell'area risultante dalle demolizioni degli edifici fatiscenti preesistenti, l'edificazione di quattro ampi edifici, collegati e impreziositi da una grande galleria in ferro e vetro larga 15 metri, progettata dall'ingegner Paolo Boubée.    Le vetrate, con una superficie di 1076 metri quadrati, formano quattro bracci, che si intersecano in corrispondenza di una ampia cupola.Dei quattro ingressi alla galleria, il più valorizzato è quello che fronteggia il Teatro San Carlo, con un porticato leggermente arcuato, che forma un piccolo slargo, e una facciata enfatizzata con statue di marmo e nicchie.  La galleria venne inaugurata ufficialmente il 10 novembre 1892 dal sindaco Nicola Amore, e divenne tra fine '800 e inizio '900 il centro artistico e mondano della città (vi si trovava il celebre salone Margherita, che ospitò i maggiori artisti del varietà). Dopo una fase di decadenza nel periodo tra le due guerre, oggi è un ampio ed elegante salotto cittadino, con bei negozi, ritrovi ed uffici: sicuramente uno dei principali gioielli della città, che completa una zona già ricca di monumenti, strade e piazze importanti.   Dove si trova: di fronte al Teatro S.Carlo, a 100 metri sono presenti Piazza Plebiscito, Piazza del Municipio, Maschio Angioino e il porto di Napoli.  Fonte: www.danpiz.net

Il Castel dell’Ovo (Napoli)

Il Castel dell'Ovo, che in origine si chiamava "Castrum Lucullanum" (Fortificazione di Lucullo), è il più antico dei castelli di Napoli; la leggenda che gli ha dato il nome attuale risale all'alto Medioevo e si ricollega alla figura dell'autore dell'Eneide, il poeta mantovano Virgilio, notoriamente ritenuto un grande mago.  Ma come era accaduto che l'illustre poeta fosse entrato in possesso di poteri magici? Ce lo spiega l'anonimo autore della "Cronaca di Partenope" secondo il quale Virgilio, da giovane, entrò in una grotta incantata del monte Barbaro, posta nella zona flegrea, per scoprire le cause della natura magica di quel luogo. Lì trovò il mago Creonte che poggiava la testa su di un libro pieno di sapere soprannaturale: Virgilio se ne impadronì e da allora cominciò la sua fortunata carriera di mago. Ma veniamo alla leggenda dell' "ovo". Ancora l'autore della citata "Cronaca di Partenope" narra che al tempo di Virgilio esisteva un Castello edificato sopra uno scoglio del mare e che il poeta vi consacrò un uovo, il primo deposto da una gallina, inserendolo poi in un'anfora che a sua volta fu collocata in una gabbia di ferro sottilissimo finemente lavorata. Dopo di che Virgilio fece appendere la gabbia ad una trave posta fra le pareti di una piccola stanza segreta, fatta costruire appositamente, che poi venne sbarrata ermeticamente in quanto dall'uovo che vi era custodito dipendeva il destino del Castello.  Purtroppo il talismano non si rivelò così efficace contro le minacce degli uomini e della natura: l'isolotto nel corso degli anni fu più volte esposto alle tempeste ed agli assalti dei nemici finché una notte, al tempo di Giovanna I d'Angiò, un fortissimo maremoto determinò la rottura dell'uovo causando la completa rovina del Castello.

Per completare la narrazione dobbiamo riferire che molti dotti autori, contrari ad accettare la tradizione Virgiliana, sostengono che il Castello abbia preso il suo nome dalla "forma ovale" dell'isolotto su cui sorge...

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