sabato 10 gennaio 2015

Charlie

 

charlie

Je suis Charlie scritto sul braccialetto di riconoscimento di un neonato. Un messaggio di solidarietà e speranza lanciato da una mamma francese che ha voluto chiamare il proprio bimbo come il settimanale satirico Charlie Hebdo, dopo la strage costata la vita a 12 persone. Uno scatto che ha già raccolto migliaia di condivisioni e commenti sui social

je suis...

sette gennaio duemilaquindici

Intorno alle 11:30 del mattino, due individui mascherati e armati di kalašnikov sono entrati negli uffici del giornale, dichiarandosi affiliati di Al-Qaida e intimando alla disegnatrice Corinne Rey, tenuta in ostaggio assieme al figlio e poi rilasciata, di immettere il codice numerico per entrare nella sede di Charlie Hebdo. Hanno poi aperto il fuoco contro i dipendenti, gridando "Allah u Akbar" ("Allah è il più grande") e causando 12 vittime.

Successivamente sono fuggiti a bordo di una Citroën C3 di colore nero dopo aver ucciso Franck Brinsolaro, un poliziotto responsabile della sicurezza del giornale. Alla Boulevard Richard-Lenoir si sono imbattuti in un veicolo della polizia, sparandogli e uccidendo con un colpo alla testa un poliziotto ferito, Ahmed Merabet. Nei pressi della Porte de Pantin, hanno rubato un veicolo a un civile. La Citroën è stata abbandonata all'incrocio tra la Rue de Meaux e l'Avenue Secrétan nel XIX arrondissement di Parigi.

Dopo l'attacco, il livello di rischio terroristico nell'area è stato alzato, e lo scrittore Michel Houellebecq è stato posto sotto protezione della polizia, mentre i locali della casa editrice Flammarion, che avevano pubblicato il suo ultimo romanzo Sottomissione, sono stati evacuati per sicurezza. Il romanzo era stato protagonista dell'ultima copertina di Charlie Hebdo con una recensione favorevole.

Le vittime dell'attentato sono dodici

Undici sono invece le persone rimaste ferite:

  • Philippe Lançon, giornalista, gravemente ferito al volto[18][19]
  • Fabrice Nicolino, giornalista, colpito ad una gamba[20]
  • Laurent "Riss" Sourisseau, vignettista, ferito gravemente[21]
  • Simon Fieschi, webmaster, entrato in coma dopo essere stato ferito ad una spalla[22]
  • Sei agenti di polizia[23][14][24]
  • Un'autista, la cui vettura è stata colpita dai terroristi durante la fuga[25]

Tre membri del personale del giornale presenti alla riunione e un altro addetto alla manutenzione sono rimasti illesi. L'avvocatessa e scrittrice Sigolène Vinson, che si trovava nella redazione del giornale, ha raccontato che uno dei due terroristi le ha puntato l'arma alla tempia e le ha detto: "Non ti uccidiamo perché non uccidiamo le donne, ma tu leggerai il Corano". In realtà, tra le vittime dell'attentato vi è anche un donna.

Il presidente François Hollande, una volta giunto sul luogo della strage, ha parlato di "attentato terroristico di eccezionale barbarie" e ha promesso di trovare i colpevoli. Hollande ha poi aggiunto: "Siamo in un momento molto difficile, sono stati sventati diversi attentati di recente, e noi puniremo gli autori. Nessuno può pensare di agire in Francia contro i principi di libertà della nostra Repubblica"[46]. Il segretario generale dell'unione delle moschee di Francia, Mohammed Mraizika, ha detto: "Nulla, assolutamente nulla, può giustificare o scusare questo crimine"[47].

Hanno condannato l'attentato ed espresso solidarietà e vicinanza alla Francia il Consiglio di sicurezza dell'ONU, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del consiglio dei ministri italiano Matteo Renzi, il primo ministro britannico David Cameron, il primo ministro olandese Mark Rutte[49], il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro indiano Narendra Modi, il portavoce del presidente statunitense Barack Obama, Josh Earnest, il governo spagnolo, il governo turco e altri tra cui lo Stato del Vaticano e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, nonché la Lega Araba e l'Università Al-Azhar, massimo centro per gli studi sunniti.

Il leader del partito sciita Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha condannato l'evento definendo gli attentatori "takfir", ovvero apostati; secondo le sue parole essi hanno insultato l'Islam "anche più di quelli che hanno attaccato il messaggero di Dio attraverso libri che ritraevano il Profeta o facendo film ritraendo il Profeta o disegnando vignette sul Profeta.

originale je suis charlie

L'autore dello “slogan” è stato identificato dal  #jesuischarlie: si chiama Joachim Roncin ed è direttore artistico e giornalista musicale per la rivista Stylist. È il primo ad avere pubblicato questo logo su Twitter mercoledì a 11 h 52, a meno di un'ora dopo la sparatoria.

Egli sostiene inoltre la paternità di questa immagine in questo scambio con il giornalista Valérie Nataf. "Ho fatto questa immagine perché non ho parole", spiega Joachim Roncin.

"Io sono Charlie" è diventato la frase della solidarietà e dell'emozione dell'anonimo, celebrità, giornalisti, fumettisti, politiche di tutte le nazionalità.

‏A volte, lo slogan è diventato "I Am Charlie", in inglese, "Yo soy Charlie" in spagnolo oppure "Ich bin Charlie" in tedesco.

http://www.charliehebdo.fr

Io sono Charlie. Facebook

Nessun commento:

Posta un commento