martedì 23 ottobre 2012

Angelo

 

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Forse una storia triste…

Un vecchio restauratore di monumenti, abituato a vivere arrampicato tra i tetti, un giorno fa un incontro speciale: sul cornicione di una chiesa trova una piccioncina ferita. Lui detesta i piccioni, forse perché deve sempre rimediare ai danni che provocano, ma questa volta si lascia impietosire: la mette nel suo cappello e non sapendo dove lasciarla se la porta a casa. Un poco per volta la bestiolina si riprende e l'uomo se la porta appresso, sul lavoro e alla domenica in campagna: diventano amici. Un giorno, finalmente guarita, la piccioncina vola via, si fa la sua vita, tra i suoi simili. Tornerà a trovarlo, resterà a mangiare le briciole del suo panino. Il tempo passa, Angelo invecchia, si chiede cosa farà la sua amica senza di lui, e gli lascia un ricordo speciale, un piccolo nido scolpito su un cornicione di una chiesa…

La teneva ancora in braccio quando giunse sulla porta di casa.
«E va bene, ma solo per stanotte - borbottò -, e dormirai fuori, sul terrazzo».
Quando però vide un grosso gatto affilarsi le unghie sul tetto di fronte, la riportò indietro.
«Diamine, io restauro mura, mica piccioni».
Continuò a brontolare mentre le preparava il letto.

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Baffoni bianchi sotto un nasone sporgente, e un cappellaccio calcato sulla zucca. Angelo è il mastro restauratore più esperto in città. La facciata di un’antica chiesa si sgretola? Un monumento antico si riempie di crepe? Ci pensa Angelo. Ora, per esempio, sta restaurando una chiesona nel centro di Roma, e pur essendo ormai vecchietto, passa le giornate in cima a un’impalcatura alta fino al cielo. Lassù combatte la sua battaglia quotidiana con i colombi, che s’infilano in ogni nicchia e ci lasciano piume e ramoscelli, impedendogli di stendere l’intonaco e passare lo stucco. E chi l’avrebbe mai detto, che proprio una colomba sarebbe diventata la sua migliore amica? Angelo l’ha scovata in una nicchia, ferita e incapace di volare. Sbollita la rabbia, se l’è portata a casa, l’ha medicata e protetta finché non è guarita. Le ha dato pure un nome, Silvia, e ha cominciato a portarsela sempre dietro anche la domenica, nelle sue scampagnate. Finché una mattina, quella della chiusura del cantiere, Angelo non si è più svegliato. Che ne sarà adesso di Silvia? Chi la proteggerà? Niente paura, Angelo, previdente, le ha costruito un nido di stucco in cima alla chiesa, da dove Silvia vedrà i tetti di Roma e metterà su famiglia. Poi, un giorno, tanti anni dopo, qualcuno tornerà a restaurare la chiesa e scoprirà
quel nido di stucco abbandonato, con dentro qualche piuma e un vecchio cappello – quello di Angelo. Nessuno toccherà niente e il ricordo di quell’insolita amicizia resterà scolpito per sempre.

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