giovedì 31 luglio 2014

Scoppia la Guerra

 

corriere della sera

Ecco come il Corriere della Sera ha raccontato la Prima guerra mondiale. Questa è la prima pagina dell’1 agosto 1914. Vai allo Speciale

31 luglio 1914. “Alternative di ansia e speranza”, titola il Corriere. Fermare la valanga sembra ancora possibile. Ma Berlino sta per inviare un ultimatum a Parigi e San Pietroburgo, intimando di sospendere la mobilitazione. Anche la Francia, alleata della Russia, ha infatti cominciato a prepararsi. La pace europea ha le ore contate.

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Dal 5 agosto sarà aperta al pubblico l’installazione Blood Swept Lands and Seas of Red (“Il sangue dipinse le terre e i mari di rosso”), composta da 888.246 papaveri di ceramica disposti nel fossato, ora asciutto, della Torre di Londra. Ogni papavero ricorda un soldato dell’Impero britannico morto nella Prima guerra mondiale in un periodo compreso tra il 4 agosto 1914 – quando la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania – fino al 31 agosto 1921, il termine utilizzato dalla Commissione per i morti in guerra del Commonwealth per contare i militari morti nel conflitto.

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Mark the 100 year anniversary of the First World War at the Tower of London and see our major new installation, 'Blood Swept Lands and Seas of Red' from 5 August to 11 November 2014.

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I papaveri sono fatti a mano con tecniche utilizzate ai tempi della guerra dall’artista inglese Paul Cummins insieme a 50 collaboratori, mentre l’installazione è realizzata dallo stage designer Tom Piper. Il primo papavero è stato piantato lo scorso 17 luglio, e 150 volontari sono al lavoro per sistemarli tutti: impiegheranno due settimane, ma l’ultimo papavero sarà posizionato l’11 novembre, in coincidenza con il Giorno dell’Armistizio che segnò la fine della guerra. Da quella data sarà possibile comprare i fiori al costo di 25 sterline l’uno, poco più di 30 euro.

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The Tower of London Remembers

mercoledì 30 luglio 2014

Hello from the Warwick Rowers!

 

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Per il secondo anno consecutivo hanno deciso di spogliarsi per combattere l'omofobia con bicipiti e addominali scolpiti. E' la battaglia condotta dalla squadra inglese di vogatori dell'università di Warwick, una battaglia che assume i contorni di un calendario dove i modelli sono gli stessi canoisti, che posano senza veli.

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Warwick Rowing's Men's Naked Calendar on Facebook

Warwick Rowers 2014 Calendar: Get a sneak peek at your year ahead with us! from Sport Media Productions on Vimeo.

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http://www.warwickrowers.org/

martedì 29 luglio 2014

Lettera aperta al vento

 

NOA

Diventa un caso il concerto di Noa a Milano cancellato dall’associazione Adei-Wizo-Donne ebree d’Italia dopo le dichiarazioni della celebre cantante israeliana sul conflitto in atto a Gaza fra israeliani e palestinesi. L’esibizione di Noa era prevista il 27 ottobre al teatro Manzoni, ma è stato il suo manager per l’Italia, Pompeo Benincasa, a denunciare un presunto boicottaggio dell’artista: «La Wize in Israele si è dichiarata contraria alla presenza di Noa a Milano». Per l’impresario la cancellazione del concerto rappresenta «l’inizio di un ostracismo in Italia che segue quello che Noa subisce da diversi anni in Israele».

 

Saluti dal nostro angolo del Medio Oriente, dove ultimamente si è scatenato l’inferno.

Terrorizzata, angosciata e depressa, frustrata, arrabbiata …. Ciascun’ondata emotiva concorre con l’altra per dominare sul mio cuore e sulla mia mente … nessuna ha la meglio, e io annego nell’oceano in ebollizione creato dal loro connubio.

C’è un allarme missili ogni ora da qualche parte vicino casa mia. A Tel Aviv, è anche peggio. Mio figlio e io oggi abbiamo fermato la nostra auto in mezzo alla strada e ci siamo precipitati in un vicolo vicino fino a che la sirena penetrante non ha smesso di suonare … alcuni minuti dopo abbiamo sentito tre fragorose esplosioni che hanno fatto tremare i muri. Nel Sud la situazione è insostenibile. Le loro vite laggiù sono giunte alla paralisi,  la loro sopravvivenza annientata; trascorrono la maggior parte del loro tempo nei rifugi anti bombe. In gran parte i missili sono intercettati dal nostro sistema di difesa, ma non tutti. Ogni civile è un obiettivo, i nostri bambini sono traumatizzati, le loro ferite emotive sono irreversibili.E i tunnel, scavati sottoterra, che raggiungono la soglia delle case di alcuni abitanti dei Kibbutz al confine di Gaza … negli oscuri meandri dei miei incubi immagino a cosa sono destinati: contrabbando, rapimenti, torture, omicidi …! I nostri soldati sono in prima linea. Vi sono nostri figli, figli di nostri amici e vicini, giovani uomini e donne dei questo paese chiamati al dovere dal nostro governo … e già, bare avvolte nella bandiera, funerali inondati dalle lacrime, vite distrutte, il Kadish, la sconvolgente ben nota routine.

E la gente di Gaza … oh Dio, la gente di Gaza … Cosa può esservi di più miserabile e orribile rispetto a quello che queste persone devono sopportare? Il loro destino sarà per sempre quello di soffrire per mano di crudeli tiranni? Le immagini dei bambini sanguinanti, le madri che piangono negli abiti macchiati di sangue, le macerie e la devastazione, il terrore nei loro occhi, cinque minuti al massimo per uscire dalle loro case, correre per sopravvivere perchè stanno cadendo le bombe .. nessun rifugio … la tattica dei talebani di Hamas da un lato e i bombardieri F16 dell'esercito israeliano dall’altro, queste persone sono tenute nella morsa come noci, schiacciate dalle spesse ganasce di metallo della cecità e stupidità umana! … il bilancio delle vittime continua a crescere … per amor di Dio .. per quanto tempo dovrà continuare tutto questo?

Gli uomini di Hamas sono estremisti, sono Jihadisti, sono pericolosi, il loro scopo è di uccidere ogni Ebreo, me e i miei figli compresi. Non riconoscono Israele, hanno intenzione di trasformare tutti gli abitanti di Gaza in martiri usandoli come scudi umani ... abbiamo sentito tutto. Abbiamo sentito Hannia e i suoi seguaci, ed è probabilmente tutto vero, per quanto possa esserci alcuna verità …

Ma ogni uomo, donna e bambino è da condannare per l’amara, orribile follia di entrambe le parti??

noa e i piccioli grifoni

Io ascolto Naftali Bennet che parla alla CNN e spiega freddamente come quelli di Hamas sono terroristi e noi abbiamo tutto il diritto di difenderci, il che è vero … Aspetto, pazientemente, una sua espressione di dolore, un suo rammarico per la perdita di vite innocenti … ma non arriva alcuno di questi segni. E mi dico: hai dimenticato che rappresenti un’intera nazione? Hai dimenticato gli insegnamenti fondamentali della tua religione? Vergognati! Per te sono morte persone innocenti, uomini donne e così tanti bambini...anche se non intendevi farlo! E sì, quelli di Hamas continuano con la loro orribile retorica intrisa di sangue, la loro crudele spavalderia a spese dell’infelice gente di Gaza … loro non nascondono il loro piano scellerato! Loro INTENDONO portare alla morte gente innocente! Non vi è dubbio che c’è un posto speciale all’inferno per gente del genere, e la storia ne è piena. Ma questo non ci esime dall’obbligo di comportarci come esseri umani, a meno che il nostro scopo non sia quello di una metamorfosi che ci trasformi nella terrificante identica imagine dei nostri più pericolosi nemici.

Noi , Palestinesi e Israeliani allo stesso modo, non abbiamo “mai perso l’opportunità  di perdere un’opportunità di fare pace”. Abbiamo creato questo disastro con le nostre mani e stiamo pagando il terribile prezzo per la nostra arroganza e sorda stupidità.

È facile puntare il dito e diventare estremamente auto-difensivi quando le bombe cadono... ogni parte si rifugia nel proprio cantuccio, restando vicina alla propria gente, incolpando l'altra...

Il mio cuore va alle famiglie delle vittime dovunque esse siano. Sono felice di avere un esercito israeliano forte che mi difende da quelli che affermano chiaramente che il loro scopo è quello di tagliare la gola ai miei figli … MA non voglio usare la mia tristezza e paura come uno scudo che mi separi dall’empatia umana e dal ragionamento lucido. Al contrario, voglio fare l’opposto.

Voglio stare nell’arena e pronunciare la mia verità.

Vi sono solo due parti, e queste non sono Israeliani e Palestinesi, Ebrei e Arabi. Sono moderati ed estremisti. Io appartengo ai moderati, dovunque essi siano. Sono loro la mia fazione. E questa fazione ha bisogno di essere unita!! Io non ho niente di niente in comune con gli estremisti Ebrei che bruciano vivi I bambini, avvelenano pozzi e sradicano alberi, che scagliano pietre ai bambini della scuola, che sono motivati da un odio frutto del lavaggio del cervello, e da acuta arroganza. Voglio nascondere la testa nelle mie mani e scomparire, sulla luna se è possible, quando leggo I sermoni dei Rabbini Ginsburg e Lior, che mitizzano la morte e l’uccisione in nome di Dio così come fece Baruch Goldstein, il loro sacro martire, che ha ucciso 29 Arabi a sangue freddo mentre stavano pregando!... Quando leggo le incredibili parole di razzismo e di odio scritte da qualche mio concittadino israeliano, i pianti di gioia quando vengono uccisi bambini palestinesi, il disprezzo per la vita umana!!... Il fatto di condividere lo stesso passaporto e la stessa religione non significa nulla per me. Non voglio avere niente a che fare con queste persone.

Allo stesso modo, gli estremisti sull’altro fronte sono pure i miei acerrimi nemici. Ma la loro collera è rivolta non solo contro di me ma contro i moderati della loro stessa società  … ciò ci rende tutti fratelli armati!

Così come esorto I moderati arabi, dovunque siano, a fare tutto ciò che è in loro potere per respingere l’estremismo, non ho alcuna intenzione di chiudere gli occhi di fronte alle responsabilità che devono essere assunte dalla mia parte per il disastro che si sta verificando. L’Islam radicale è un fenomeno pericoloso che deve essere affrontato non solo da Israele, ma dal mondo intero. Ma vi sono nel mondo musulmano voci più liberali, vi sono partner per il dialogo! Abbiamo davvero fatto tutto ciò che è in nostro potere per aprire un dialogo con loro?

La risposta è NO, abbiamo fatto il contrario. Il governo attuale guidato da Netanyahu ha fatto tutto ciò che era in suo potere per reprimere qualunque tentativo di riconciliazione. Ha indebolito e offeso Abu Mazen, leader della più moderata OLP, che ha affermato più volte di essere interessato alla pace. Quando Abu Mazen ha fatto delle dichiarazioni sull’Olocausto, definendolo la più grande tragedia della storia umana, l’hanno schernito e screditato. Non hanno rispettato accordi che loro stessi avevano sottoscritto, rifiutando di rilasciare prigioneri che avevano già pattuito di rilasciare, preferendo continuare l’oltraggiosa ed esasperante costruzione degli insediamenti come se non vi fossero stati negoziati. È come schiaffeggiare qualcuno, ripetutamente, mentre nello stesso tempo innocentemente gli si dice: “Facciamo pace! Non vedi quanto voglio la pace? Perchè non stai collaborando?” 

E cosa dire dell’iniziativa di pace della Lega Araba? Perchè è stata sempre costantemente ignorata dal governo israeliano? Proprio di recente, in un gesto di buona fede senza precedenti, un ufficiale illustre dell’Arabia Saudita ha scritto un articolo su di un quotidiano israeliano, che esprimeva il suo desiderio di pace!! È rimasto inosservato! Questo comportamento può essere solo decritto come riprovevole e arrogante.

Quali folli forze messianiche accecano questi politici e il loro elettorato? Quale sindrome biblica di Joshua? Cosa stanno pensando, che pian piano domineranno i territori occupati sino a quando non vi sarà alcun modo di creare lo Stato palestinese? Che cosa sarà di tutti i palestinesi che vivono lì, delle loro aspirazioni, della loro storia? Che cosa sarà del loro benessere, dei loro sogni, delle loro speranze, del loro futuro? Vivranno semplicemente, come un lieto fine, come cittadini di seconda classe, o forse si convertiranno in massa al giudaismo? Qual è il piano?

Non c’è alcun piano, alcuna visione moralmente compatibile con valori universali, un desiderio di creare coesistenza: o almeno niente del genere è stato presentato in modo coerente alla nostra gente. Al suo posto, siamo nutriti di paura costante e paranoia, e si stanno alimentando le fiamme del nazionalismo, coltivando xenofobia e razzismo. Di fatto questi politici stanno deteriorando Israele a un ideologico e strategico punto di non ritorno.

Solo il dialogo da una posizione di rispetto e di empatia può salvarci.

Solo uno sforzo concertato per  rafforzare i moderati e, di conseguenza, marginalizzare quanto più è possibile gli estremisti può procurarci un po' di speranza.

Per quanto noi in Israele disprezziamo giustamente Hamas, non sembra che si vada da nessuna parte. Abbiamo seriamente preso in considerazione le loro condizioni per un cessate il fuoco? Molte di esse hanno un senso!

Perché non cercare di alleviare le sofferenze degli abitanti di Gaza, consentire loro di svilupparsi economicamente, restituire dignità alle loro vite ed ottenere un cessate il fuoco di dieci anni? Dieci anni è un sacco di tempo!

Le menti giovani possono aprirsi. Persino una modesta prosperità economica può fare da catalizzatore per il cambiamento! Perché diamo per scontato che questi anni verranno usati solo per rafforzare il potere militare di Hamas? Le condizioni includono una supervisione internazionale. Forse gli anni creeranno una situazione in cui Hamas, con una generazione di leader più giovani che vedono un orizzonte diverso, verrà trascinata all'interno del circolo della politica in un modo che consentirà, finalmente, di aprire un dialogo?

Io chiedo a me stessa ed a Netanyahu: perché non sorprendiamo noi stessi?! Netanyahu, si dice che tu sia un uomo intelligente: perché non fai un'inversione a 180 gradi, cambi le regole del gioco, pensi fuori dagli schemi? Da' il benvenuto ad Abu Mazen, smetti di costruire gli insediamenti, sostieni il governo di unità, apri Gaza e consenti il commercio con la supervisione internazionale. Abbraccia le aspirazioni palestinesi unitamente alle nostre, accogli l'intervento internazionale e guadagna un vero alleato contro l'estremismo? Scacco matto!

Abbiamo davvero compiuto tutti questi sforzi, prima di mandare a morire i nostri soldati? E' triste, ma la risposta è no.

Nessuno sta smantellando l'esercito israeliano, che resterà forte. Ma allora perché ci rifiutiamo testardamente di correre questo rischio calcolato, preferendo piuttosto il sacrificio dei nostri figli? E' una cosa che va oltre ogni mia comprensione.

Ad Akedat Yitzchak, Dio è intervenuto salvando il bambino. Dov'è Dio, adesso? E' forse divenuto indifferente a causa dell'abominio che è stato fatto dei suoi sacri insegnamenti dagli estremisti di ambo le parti?

Se ci rifiutiamo di riconoscere i diritti di entrambe le parti e di farci carico dei nostri obblighi, se ciascuno di noi rimane aggrappato alla propria versione, con disprezzo e inosservanza di quella dell'altro, se continuiamo a preferire le spade alle parole, se santifichiamo la terra e non le vite dei nostri figli, saremo presto tutti costretti a cercare una colonia sulla Luna, perché la nostra terra sarà così zuppa di sangue e così intasata di lapidi che non vi resterà più niente per vivere.

Io ho scritto queste parole e le ho cantate insieme alla mia amica Mira Awad. Oggi sono più vere che mai:

When I cry I cry for both of us, 

("Quando piango, piango per tutti e due)

My pain has no name. 

(Il mio dolore non ha nome.)

When I cry, I cry to the merciless sky and say: 

(Quando piango, piango rivolta al cielo spietato e dico:)

There must be another way” 

(Dev'esserci un'altra via)

Noa, 22 Luglio 2014

Happy dentro

 

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"E' il racconto di un sogno, quello di provare ad essere spensierati anche dietro le sbarre. Per questo siamo grati a tutti quelli che si sono messi in gioco vivendo qualche momento di felicità in mezzo a tanta sofferenza. Lavorare sulla felicità, quella dell'Anima, impone un comportamento positivo che può incidere sulla devianza. Il carcere è privazione di libertà ma se provi a sognare puoi essere felice... anche per qualche attimo..."

"Durante le riprese, che sono durate una quindicina di giorni, abbiamo verificato che la musica e il fare creano armonia", dice Paolo Andolina, e aggiunge: "Il titolo 'Happy dentro', giocando sul doppio senso, racconta che si può provare ad essere allegri". Anche il direttore della casa circondariale, Letizia Bellelli, il comandante della polizia penitenziaria, Giuseppe Scarlata ed alcuni agenti, hanno partecipato alle riprese testimoniando che il recupero e la riabilitazione passano anche da piccoli gesti di condivisione. "Lungi dal volere rappresentare un'immagine edulcorata ed esageratamente spensierata della realtà penitenziaria -dice Letizia Bellelli- la partecipazione, seppure con i nostri tempi, al fenomeno virale Happy anche da parte della nostra comunità penitenziaria la rende meno chiusa, isolata, separata. E poi -conclude il direttore- come diceva qualcuno, non è forse dall'ironia che nasce la libertà?".

In Italia sono 65.701 i detenuti reclusi (compresi anche quelli in semilibertà) nei 206 istituti di pena del nostro paese, a fronte di una capienza regolamentare di 47,040 posti.

La questione del sovraffollamento, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel gennaio scorso, non è però l’unico problema.

Per quanto sia uno dei più gravi, da anni gli operatori penitenziari, i volontari e tutti coloro che visitano le carceri italiane denunciano la diffusa violazione dei diritti e della dignità delle persone detenute.

lunedì 28 luglio 2014

Le ultime dal GFF

 

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ultimi momenti del Festival ed ultimi ospiti,  Luca Argentero al festival

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Argentero ha detto: "Io vedo i talent show come una forma contemporanea di festival, come tempo fa poteva essere Castrocaro. I reality, invece, penso che abbiano perso la sua forza col tempo: come si vede, non è più un ufficio di collocamento come lo era ai tempi. Unici anni fa, c'era solo il Grande Fratello. Credo che ormai la gente sia stufa di vedere qualcuno che sta su un divano". Driblata la tv, si passa al web e al suo progetto multi-canale per Youtube dal titolo MegaTube: "È una piattaforma che raccoglie il meglio di quello che c'è oggi su internet La tv è obsoleta; la tendenza ormai è vedere quello che vogliamo, quando vogliamo e per quanto tempo abbiamo a disposizione. La nostra attenzione è soprattutto rivolta ai creatori, quelli che realizzano video e che vogliono condividerlo efficacemente: caricare un video su YouTube è un po' come lanciare un sasso in un mare. Altro obiettivo è far queste produzioni web: vogliamo dare un ritorno a chi produce. Abbiamo portato anche del cinema sul web. Vogliamo fare uno streaming legale, restituendo al produttore un guadagno, come strumento di lotta vero alla pirateria".

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“Per i giurati - spiega Gubitosi nella conferenza stampa di chiusura – è un giorno difficile, quello dei saluti. Saremo semplici anche oggi perché Giffoni non ha mai smarrito la propria semplicità, siamo cittadini di un paese che abbiamo portato nel mondo.

Mi hanno chiesto in questi giorni quanti collaboratori ha Giffoni. La risposta è 120 mila. Ripeto: 120 mila. Sono tutti quelli che, attraverso i social, lavorano con noi con voglia, energia, pensieri. Tutto quello che accade a Giffoni, i talenti che arrivano, la musica, persino il colore delle magliette, sono scelte dai ragazzi”. 

Un’avventura iniziata undici giorni fa con la maratona della Marvel, i cinema strapieni di giorno e di notte, i ragazzi accampati in attesa di Lea Michele e Dylen  O’Brien, l’entusiasmo per i Negramaro e per i divi Richard Gere e Alan Rickman: “I giurati si sono divertiti, hanno affrontato temi difficili, scottanti, forti perché Giffoni dice la verità. Se la società è brutta, la colpa non è dei film ma della società -spiega Gubitosi- Nella loro valigia  i ragazzi porteranno tanti dubbi che poi sapranno come risolvere, perché i dubbi sono importanti. E porteranno anche la cordialità e la bellezza della nostra regione”. 

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e poi partitella a pallone per chiudere in bellezza, ma a riportare l’ordine è stato il caro Zeus

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e l’appello per la pace di Frank Matano al Giffoni Film Festival 2014

Tutti i premi della 44^ edizione del Giffoni Experience

#Giffoni4Peace

 

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Questo è il nostro video per la PACE realizzato con i ragazzi della giuria. vederlo proiettato in cittadella, tutti insieme, ci ha dato brividi indimenticabili. condividi! #Giffoni4Peace

https://twitter.com/hashtag/giffoni4peace

domenica 27 luglio 2014

Ornella Muti al GFF

 

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Madrina della 44esima edizione del GFF, Ornella Muti presenzia alla Cerimonia di Premiazione ma prima di vivere l'atto conclusivo di quest'anno si concede alla stampa nella conferenza di Chiusura del Festival.

"Ho avuto la fortuna di iniziare ai tempi dei grandi produttori cinematografici. Ora sono per lo più distributori, sono
legati alle tv, non c'è più quella creatività di allora":

Ornella Muti ricorda con una certa nostalgia i tempi dei suoi esordi, oggi che il cinema italiano non riesce a offrire ruoli adeguati per le donne 'più grandi'.

"Passando il tempo sono diventata più attenta ed esigente nella scelta dei copioni. L'importante però è essere fedeli a se stessi. Voglio essere sempre orgogliosa di quello che faccio"

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Ornella Muti Official Site

sabato 26 luglio 2014

Tonino

 

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Tonino Pinto eredita la passione per il cinema dalla sua famiglia, che opera da oltre ottanta anni in questo campo. Critico cinematografico e letterario, noto in Italia quanto all’estero. Dal 1976 inviato speciale RAI (TG1, TG2, TG3, TG3 Regionale, Rete Uno, Rete Due, Rete Tre, per Cinema , Spettacolo, Costume). Giornalista dal ’72, collabora con le più prestigiose testate: Corriere della Sera, Il Resto del Carlino, TV Sorrisi e Canzoni,L’Espresso, Il Messaggero, Il Mattino e La Gazzetta di Mezzogiorno.

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Per la Radio, insieme a Maurizio Costanzo cura programmi come “Buon Pomeriggio”, numerose anche altre sue collaborazioni. Inviato speciale RAI per Cinema, Spettacolo, Costume. Esperto di Festival e Rassegne Cinematografiche Internazionali, realizza oltre ventimila reportage in tutto il mondo, curando documentari come ‘Hollywood’,’ La storia del cinema americano’, ‘Caro Antonioni’.

www.toninopinto.it

La Madonna che piange…o ride

 

Caro Massimo, a vent’anni dalla tua furtiva partenza sono in molti ad averti ricordato e anch’io ricorro al piacere dell’antica e cara lettera nella speranza che sappia raggiungerti.

Dove sei? Ti sei allontanato che indossavi ancora una divisa grigia di tela grezza e una logora tracolla di cuoio che ti pendeva dalle spalle visibilmente stanche. Fino a poche ore prima eri stato il postino di Neruda, e con occhi incantati e mani tremanti avevi recapitato posta profumata di mare al maestro cileno, in quell’isola che odorava di malvasia in ogni casa e in ogni contrada.
Poi, all’improvviso, come in un gioco di prestigio, da portalettere ti sei ritrovato destinatario, sommerso da cartoline, biglietti di fortuna, pupazzi e fiori, rosari, santini. E noi qui, testimoni attoniti del tuo lascito, circondati da quella strana bellezza che fioriva da tanto dolore.

È vero, Massimo, fummo colti di sorpresa. Volevi essere attore di successo a modo tuo, tornare a casa per ritrovare quello che avevi lasciato, senza cambiare nemmeno te stesso. Eppure qualcosa si era mosso senza che tu avessi potuto controllarlo, e neppure tu avevi l’esatta percezione di quello che eri diventato. Al termine delle riprese del tuo ultimo lavoro, salutando i colleghi e le maestranze durante il brindisi, alzasti il bicchiere dicendo: «Ricordatevi di me»; una raccomandazione inutile, eri già entrato nel cuore di tutti.
Ricordo il giorno del tuo funerale. Era una domenica all’imbrunire. Già dalle prime ore del pomeriggio all’uscita del casello autostradale di San Giorgio una folla traboccante e commossa sostava in attesa del tuo rientro da Roma e sui bordi della strada si erano formate due ali di gente ammutolita che applaudiva. Uomini e donne, vecchi, bambini, e tanti, tantissimi giovani ti accolsero come un fiero condottiero ritornato vincitore. Ti accompagnarono con tenerezza in quel pezzo di terra sacra all’ombra della montagna viola e ti diedero l’ultimo saluto.

Sembrava che tutto fosse finito, e invece tutto cominciava. Il giorno dopo, quando venimmo a trovarti, sulla lapide disadorna, tra i fiori già appassiti da quel flebile scirocco di inizio estate, trovammo la lettera di Ciro. E poi... tante altre ne arrivarono ancora. All’inizio mi sembrava che queste lettere amplificassero in me la tua assenza. Ma questi venti anni non sono trascorsi invano, Massimì, e con il tempo ho imparato a sentirti accanto a me. Questa consapevolezza mi ha dato un nuovo slancio. Ho smesso di confinarti nel passato e ho trovato la forza di portarti con me nel futuro, quello che vivo io stessa, passo dopo passo, tra le nuove generazioni.
Nelle scuole, incontro ragazzi che non erano nemmeno nati quando te ne sei andato. Gli racconto la tua storia, la storia di un timido ragazzo di provincia che non si è mai arreso di fronte alle difficoltà della sorte. E che alla fine ha vinto a dispetto di tutto.

Loro sono già troppo grandi per credere alle favole, ma quando nel loro sguardo vedo accendersi un bagliore capisco che alla tua storia però ci stanno credendo, e che ai loro occhi riesci a incarnare un simbolo di speranza vera, come sei stato vero tu.
Il battito del tuo cuore è cessato secondo una cartella clinica, eppure io so che ci sei. E, se quando incontro la gente, mi pare di sentirla abbracciarmi per arrivare a te, se in tanti non smettono di ridere per quelle tue battute che ancora ricordano a memoria, capisco che il posto in cui possiamo ritrovarti è proprio nei nostri cuori. Di questi tempi, se sono sempre meno quelli disposti a fare posto a qualcuno nel loro cuore, sono davvero pochi gli uomini di spettacolo che riescono a entrare nel cuore della gente.

Ma la tua forza è stata quella di rimanere Massimo sempre, e per tutti.
Riesci a vederla ora la tua grandezza? Il tuo cuore malandato ha potuto finalmente trovare vigore e continua a battere, infondendo coraggio in altri cuori.
Ciao ragazzo, ti vogliamo bene!
tua sorella Rosaria

da Corriere Della Sera

  • FilmUP: Massimo Troisi - Profilo biografico dell'attore, filmografia completa corredata da schede tecniche sui film e galleria fotografica.
  • Massimo Troisi - Propone filmografia, biografia, esperienze con il gruppo della smorfia, brani audio e video.
  • Un omaggio a Massimo - La vita, i film e le fotografie dell'attore italiano Massimo Troisi.
  • Poeta Massimo - Raccolte di poesia scritte da Massimo Troisi e Enzo Decaro nel 1975.
  • Tesi su Massimo Troisi - Versione della tesi di laurea di Claudia Verardi.

Troisi, Santi & Madonne…

 

Col Maestro Ferzan Ozpetek

I Piccoli Grifoni, Ozpetek, Troisi, i Santi e le Madonne e la musica della sua vita...

Ferzan Özpetek saluta così i giurati Generator raccolti in sala Truffaut sotto il tema Be Different:

"Essere diversi dagli altri è importantissimo; uscire e restare fuori dal gregge vuol dire far centro nella vita"

dice il regista che elenca tutte le volte in cui ha mantenuto ferme le proprie scelte artistiche di fronte alle proposte dei produttori.

da Cineblog

#abbestia !!!

 

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Dopo le "barzellette" in sala stampa in cui mi sono sentita un pò Alberto Sordi ne "Il Vigile" abbiamo finalmente potuto avvicinare Paolo Ruffini. Abbestia!!! Come avrebbe detto lui...

la mamma Grifona

Paolo Ruffini - Sito Ufficiale

venerdì 25 luglio 2014

Cover …cup

 

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Ehi ragazzi! Questo è il mio arrangiamento originale ufficiale dei "Royals"di Lorde …meraviglioso! Sentitevi liberi di utilizzare il mio arrangiamento come ispirazione per fare un video, basta ricordarsi di taggare  e ricordati di inviarmi il tuo link così posso controllare!     SARAH

e sotto la versione originale.

Il talento di Lorde merita di essere concretamente riconosciuto e valorizzato. Perché le sue canzoni electro non fanno sicuramente i suoi sedici anni e perché la sua voce avvolgente e languida passa dalle alte alle basse frequenze con profondità e sensibilità. E se la sua prima hit s’intitola “Tennis Court”, la giovane ragazza è in grado di vincere svariati match visto che è in attività musicale da quando ha compiuto dodici anni. Un particolare questo che spiega il suo modo di scrivere canzoni, già perfettamente formato e sofisticato tanto da poter essere accostato a quello di una Lily Allen o di una Lana Del Rey. Al liceo di Takapuna, la giovane musicista si chiama Ella Yelich-O’Connor.  Per le classifiche è semplicemente Lorde.

giovedì 24 luglio 2014

Sapore di Istanbul

 

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…in Turchia i bambini sotto i sette anni non potevano entrare nei cinematografi. E io invidiavo i miei fratelli, che avevano il permesso di andarci…

Ferzan Ozpetek ci racconta la sua Istanbul. Anzi, le sue Istanbul. Plurale. Quella dei suoi ricordi, e quella di oggi. Lo fa lasciando per la prima volta la macchina da presa, e scrivendo: "Rosso Istanbul", appena uscito per Mondadori, è un piccolo libro in bilico perfetto tra passato remoto e presente accelerato, storie e destini e autobiografia che si sfiorano e si intrecciano, come nei suoi film.
Rosso Istanbul: è questo, allora, il colore della sua città? "E’ il colore dello smalto scarlatto che mia madre, ora quasi novantenne (a proposito: è lei, in una foto anni Cinquanta, la bella, misteriosa donna in copertina), vuole ancora sulle mani. E’ il rosso dei carrettini dei venditori ambulanti di "simit": le ciambelle calde ricoperte di sesamo che sono la prima cosa che compro quando arrivo. Il rosso fiammante dei vecchi tram: ne è rimasto solo uno, dove salgono i turisti, a Istiklal Caddesi. Il rosso dei melograni spremuti per strada. Ma anche il rosso di un abito semplice, rivoluzionario, di una ragazza da sola contro gli idranti della polizia, durante le proteste di Gezi Park: un’immagine che ho ancora negli occhi. E che è nelle pagine del mio libro. Con orgoglio: l’orgoglio di vedere ragazzi e ragazze del mio Paese ribellarsi, alzare la testa, e in modo creativo. Quello che vorrei vedere, di più, più forte, più spesso, anche in Italia". Una metropoli che cambia a velocità accelerata: la segue da vicino, o da lontano? "Istanbul non l’ho mai lasciata. Ci torno almeno ogni due mesi, soprattutto per trovare mia madre: anche a lei, ai suoi segreti, alla sua malinconia, è dedicato il libro. Ma è come se avessi due patrie, due città: Roma, e Istanbul. Non a caso uno dei tanti nomi della mia città, oltre a Costantinopoli, Bisanzio, e ancora "Dersaadet" o "Bab-i Ali", la porta della felicità o la porta sublime, è proprio "la seconda Roma". Che dire? Era destino".
Era destino, forse, che Ozpetek venisse in Italia, ad appena diciassette anni, a studiare cinema, anche se il padre, che aveva acconsentito ad aiutarlo, gli aveva proposto l’America. Era destino che vivesse sempre in bilico tra la prima e la seconda Roma, scenario e nutrimento continuo anche dei suoi film. Ma della Istanbul di oggi, che cosa le piace? "Mi piace la modernità, il dinamismo, i 16 milioni di persone che pensano, progettano, fanno arte ma anche politica. Non mi piace la frenesia di distruzione, con cui si demolisce tutto per costruire qualcosa di non necessariamente bello o utile, solo nuovo. Poco prima di Gezi Park – che era, appunto, il tentativo di radere al suolo un parco in centro – c’è stato Emek Sinemasi, che ho seguito da vicino, con molta tristezza". Emek Sinemasi è un vecchio cinema degli anni Trenta, un cinema storico, costruito ai tempi di Atatürk, che è stato purtroppo demolito, per farne un ennesimo shopping center. "La scorsa primavera sono stato coinvolto anch’io, così come i miei amici registi, attori, sceneggiatori, che hanno cercato di difendere il cinema, scendendo in piazza, protestando, ergendo barricate contro i bulldozer e contro la polizia. Anch’io ho protestato, twittato, e alla fine – quando la battaglia è stata persa e il cinema distrutto – ho deciso di salvarlo come potevo: l’ho messo nel mio libro. E’ meraviglioso il potere delle parole, dell’arte: ci permette di salvare quello che amiamo dall’oblìo". Perché tanta passione? In fondo era solo un vecchio cinema. "E’ stato uno dei primi dove sono andato, da bambino. Dove ho scoperto la magia di quello che sarebbe poi diventato il mio mondo. All’epoca, negli anni Cinquanta, in Turchia i bambini sotto i sette anni non potevano entrare nei cinematografi. E io invidiavo i miei fratelli, che avevano il permesso di andarci. Insistevo con mia nonna, che ogni settimana diceva: "Cosa fanno al Citè? Cosa fanno da Emek? Se fanno un film con la leonessa, andiamo". La leonessa era il leone ruggente della Metro Goldwyn Mayer… Finché la nonna, contravvenendo alle regole, un giorno mi portò. E per la prima volta sono entrato in un cinema. Sono caduto nell’incantesimo che è diventata la mia vita". E magari si ricorda ancora il primo film che ha visto… "Certo: Cleopatra, il mitico Cleopatra con Richard Burton e Liz Taylor. La ricordo tutta vestita d’oro quando arriva a Roma, con il corteo trionfale, i diademi egiziani in testa, da regina. E Roma. C’era già Roma nel mio destino".
Lei parla molto, nel libro, di destino, di coincidenze, di amori finiti e irrisolti, di rimpianti e fantasmi... "Non solo nel mio libro. Questa è la stoffa di cui sono fatti anche i miei film.

da  D di Repubblica

Ferzan Ozpetek i trailer, continua…

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Pulseras rojas

 

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Sei mani intrecciate, con al polso un braccialetto rosso: è il simbolo di questa storia, delicata e forte nello stesso tempo. Sei ragazzi che si incontrano in ospedale e stringono un patto amicizia per affrontare le difficoltà della vita e crescere insieme. Risate, commozione e riflessione nella fiction, adattamento italiano della spagnola ‘Pulseras Rojas’, tratta dal romanzo ‘Il Mondo Giallo’ di Albert Espinosa. -

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La pagina ufficiale

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Troppo poco tempo per poter stare con loro, ma sufficiente per capire che bravi ragazzi abbiamo incontrato in conferenza stampa.

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Dietro le quinte

 

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Cesare Bocci arriva al Giffoni Film Festival per incontrare i ragazzi  e loro non lo deludono: sul Blue Carpet scandiscono il suo nome come hanno fatto in questi giorni con Lea Michele o Matt Bomer e solo qualche minuto prima per il cast di Braccialetti Rossi.

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Blue Carpet, Photocall, Interviste alle più grandi star nazionali ed internazionali, ma c’è anche il backstage e dietro le quinte di tutti i collaboratori del GFF

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E' bellissimo condividere attese, pareri, emozioni, delusioni... tutti simpatici... persino i sergenti di ferro della security...

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Senza …musica !

 

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Ecco come suona Bohemian Rapsody dei Queen senza accompagnamento strumentale.

mercoledì 23 luglio 2014

Stregati dalla luna

45 anni fa…

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Sono le 22,17 del 20 luglio 1969 quando l'astronauta americano Neil Armstrong compie il fatidico passo con il quale lascia il modulo spaziale Eagle e mette piede sulla Luna. La missione ripaga gli Stati Uniti dei primi insuccessi nella corsa alla spazio che, con lo Sputnik e con Gagarin, avevano visto la prevalenza dei sovietici. Lo sbarco sulla Luna, il 20 luglio 1969, segnò l'apice della corsa allo spazio fra Stati Uniti e Unione Sovietica. Per quasi 20 anni le imprese spaziali sono state un nuovo teatro della Guerra Fredda, una gara tecnologica senza risparmio di colpi cominciata ufficialmente il 4 ottobre 1957 con il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Il suo segnale, dallo spazio, segnava il primo punto a favore dell'Urss. Quel 'bip' emesso dal satellite per 20 giorni consecutivi prese alla sprovvista gli Stati Uniti. Per l'Urss fu un orgoglio nazionale e per il mondo segnò l'inizio dell'era spaziale.Neppure un mese più tardi, il 3 novembre 1957, l'Urss lanciò lo Sputnik 2: fu un altro primato perché a bordo c'era un essere vivente, la cagnetta Laika. E poiché Laika sopravvisse all'ingresso in orbita ma poi morì per lo stress e il surriscaldamento, nel 1960 l'esperimento si ripeté, stavolta con successo, con i cani Belka e Strelka. -

45 anni fa

Sulla Luna Apollo 11 ci arrivò, alle 22,18 italiane del 20 luglio, con qualche brivido come il blocco di un computer per sovraccarico o il consumo spropositato di carburante, non preventivato. Uscirono dal LEM, il modulo di atterraggio, alle 4,56 italiane del giorno seguente, fecero la famosa impronta e due ore buone di passeggiata, raccolsero una ventina di chili di pietre e polvere lunare da riportare indietro e lasciarono sul nostro satellite degli specchi, grazie ai quali anche oggi possiamo calcolare la distanza Terra Luna con enorme precisione, grazie al laser. Al ritorno fu un delirio di festeggiamenti, l'America aveva dimostrato l'impossibile conquistando la Luna in un tempo ridicolmente breve, come voleva il suo presidente che purtroppo non vide mai questo enorme successo, venne ucciso a Dallas dimostrando che non si può mai essere veramente amati proprio da tutti. di Leopoldo Benacchio       - Il Sole 24 Ore - 

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Il presidente americano Barack Obama ha ricevuto alla Casa Bianca Buzz Aldrin e Michael Collins, i due membri dell'equipaggio dell'Apollo 11 che, con Neil Armstrong (morto nel 2012), 45 anni sbarcò sulla luna.
    "Sono onorato di poter ricevere gli astronauti alla Casa Bianca per ringraziarli di aver servito il Paese e hanno ispirato generazioni di americani, me compreso, a sognare in grande".  "Gli Usa sono piu' forti oggi grazie alla visione di Kennedy e del coraggio dei tre astronauti".

Vittima degli eventi

 

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Claudio Di Biagio di “Non Aprite Questo Tubo” e Luca Vecchi di “The Pills” sono arrivati al Giffoni Film Festival ed hanno presentato il loro mediometraggio “Vittima degli eventi”

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Prendere un mostro sacro del fumetto di tutti i tempi, Dylan Dog, e farne un mediometraggio attraverso il crowdfunding. È questo il progetto ambizioso ma riuscito che Claudio Di Biagio e Luca Vecchi hanno presentato alla Masterclass del Giffoni Experience.  

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“Vittima degli eventi”, è il titolo del film che avrà una distribuzione originale: andrà solo online a partire dall’ottobre 2014, sulla piattaforma Youtube, distribuito dalla the JackaL. La promozione tuttavia è di quelle da grande schermo.  

Claudio Di Biagio di “Non Aprite Questo Tubo”

Luca Vecchi di “The Pills”