"E' il racconto di un sogno, quello di provare ad essere spensierati anche dietro le sbarre. Per questo siamo grati a tutti quelli che si sono messi in gioco vivendo qualche momento di felicità in mezzo a tanta sofferenza. Lavorare sulla felicità, quella dell'Anima, impone un comportamento positivo che può incidere sulla devianza. Il carcere è privazione di libertà ma se provi a sognare puoi essere felice... anche per qualche attimo..."
"Durante le riprese, che sono durate una quindicina di giorni, abbiamo verificato che la musica e il fare creano armonia", dice Paolo Andolina, e aggiunge: "Il titolo 'Happy dentro', giocando sul doppio senso, racconta che si può provare ad essere allegri". Anche il direttore della casa circondariale, Letizia Bellelli, il comandante della polizia penitenziaria, Giuseppe Scarlata ed alcuni agenti, hanno partecipato alle riprese testimoniando che il recupero e la riabilitazione passano anche da piccoli gesti di condivisione. "Lungi dal volere rappresentare un'immagine edulcorata ed esageratamente spensierata della realtà penitenziaria -dice Letizia Bellelli- la partecipazione, seppure con i nostri tempi, al fenomeno virale Happy anche da parte della nostra comunità penitenziaria la rende meno chiusa, isolata, separata. E poi -conclude il direttore- come diceva qualcuno, non è forse dall'ironia che nasce la libertà?".
In Italia sono 65.701 i detenuti reclusi (compresi anche quelli in semilibertà) nei 206 istituti di pena del nostro paese, a fronte di una capienza regolamentare di 47,040 posti.
La questione del sovraffollamento, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel gennaio scorso, non è però l’unico problema.
Per quanto sia uno dei più gravi, da anni gli operatori penitenziari, i volontari e tutti coloro che visitano le carceri italiane denunciano la diffusa violazione dei diritti e della dignità delle persone detenute.
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