Il maestro FERZAN ÖZPETEK sarà a Giffoni venerdì 25 luglio.
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Istanbul (Turchia) 3 febbraio 1959. Regista. «Per fortuna ho tendenza a sottovalutarmi. Bisogna sottovalutarsi quando si ha successo».
Quarto figlio di un ricco costruttore: «Stavo andando in America e invece ho scelto di venire in Italia nel 1976. Dieci giorni prima di andare in America ho cambiato idea, ho detto a mio padre che volevo studiare il cinema in Italia. I miei fratelli vivevano in America, avevano la nazionalità americana e mio padre avrebbe preferito che se proprio dovevo fare il cinema lo facessi in America. Quando dissi che volevo andare in Italia mi ha detto: vai in un Paese dove la lingua non serve a niente, non più che il turco, mi sembra una pazzia. Lo convinse mia madre e mio padre per tre o quattro anni mi ha finanziato. Le cose non sono andate come volevo, avevo solo 17 anni e dovevo aspettare i 19 per entrare al Centro sperimentale di cinema. Così mi sono iscritto a Lettere e facevo l’uditore all’accademia di Silvio D’Amico sennò intervistavo dei registi per una rivista di cinema: Bertolucci, Troisi, Verdone, i Taviani e altri. Ogni volta che finivo l’intervista chiedevo se mi prendevano come assistente volontario» (da un’intervista di Alain Elkann).
«Il segreto delle opere di Ozpetek consiste in una formula ormai collaudata, una ricetta vincente. Il gioco funziona così: prendere un personaggio pescato nella società degli emergenti, dei cosiddetti Vip, immergerlo in mondi diversi dai suoi e raccontare. Un viaggio dell’anima, ma anche una proposta di conversione che il regista offre al suo pubblico, un suggerimento di impegno che sottintende la necessità di guardare al di là del proprio vissuto. Nelle Fate ignoranti, una giovane vedova borghese scopriva un’allegra comunità omosessuale e ne veniva conquistata, nella Finestra di fronte una coppia giovane si imbatteva per caso nella Roma delle persecuzioni razziali e nei segreti che la città ancora nasconde, in Cuore sacro una manager viene scaraventata in una realtà sconosciuta da una ladra bambina e con lei inizia a frequentare l’universo dei volontari, la solidarietà, i nuovi poveri che affollano le mense, guidata da un sacerdote semplice» (Barbara Palombelli).
Sua mamma è innamorata del suo trainer di 28 anni: «Lui va quattro volte a settimana da lei, lei si fa truccare, mangiano insieme. Mamma mi chiede di spedirle tute da ginnastica colorate. L’ultima volta che sono andato a trovarla mi ha detto: “Che emozione!”. Credevo si riferisse a me, invece pensava a lui, che avrebbe incontrato il giorno dopo» (a Marina Cappa) [Vty 7/3/2012].
“ Ho passato con lui tutta la vita, stava con me anche quando non c'era... nella mia testa io dormivo con lui e con lui mi svegliavo la mattina. Tutti questi anni non ho mai cessato di amarlo, è stata una cosa bella ma insopportabile. Gli amori impossibili non finiscono mai, sono quelli che durano per sempre”.
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