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venerdì 17 febbraio 2017

Sgarbi e I Piccoli Grifoni

 

Sgarbi ed i Piccoli Grifoni

La passione è uno strumento di difesa della ragione. Perché non basta avere ragione: bisogna anche, appassionatamente, difenderla.

Sgarbi: Pasolini, gli imitatori allibiti, il finto Salvator Mundi, La parola da lui coniata”depensante” e non poteva mancare l’appellativo “Capra” al nostro Grifone più Rock ì. Altro che “DISCÀRO” .

Un graditissimo e speciale incontro…

lunedì 23 gennaio 2017

Ciao Luigi

 

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«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io, tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La Rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi». Sono le ultime parole lasciate da Luigi Tenco, il giovane cantautore che, nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967, si suicidò nella stanza numero 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo, mentre era in corso la diciassettesima edizione del Festival della canzone italiana, sparandosi alla tempia con la sua Walter Ppk calibro 7.65. Una fine tragica, con molti punti oscuri e archiviata in fretta e furia dalle forze dell’ordine, che lascerà amici e familiari nella disperazione e nell’incredulità. A distanza di decenni i molti dubbi sulle cause reali della morte di Tenco porteranno alla riapertura delle indagini per ben due volte, nel dicembre del 2005 e successivamente, per le pressioni esercitate da una petizione di 100 mila firme, anche nel 2016, ma entrambe le istruttorie confermeranno l’ipotesi iniziale di suicidio, archiviando definitivamente il caso

martedì 6 dicembre 2016

Una parola per Alberto

 

Grazie Nicola

Emozione a mille. Cuore in fibrillazione. Cervello in tilt. Il minuto trascorso in sua compagnia è valso tutta l'Odissea pomeridiana. Per pochi secondi il caos intorno a noi è diventato silenzio, eravamo solo io e lui a parlare di arte, a discutere della reale identità di Monna Lisa (o Monna Pacifica?!). Alla fine non ho potuto non chiedergli un bacio, quando mi ricapita! Ieri ho avuto la prova che Alberto Angela non è solo un uomo di grande cultura e con la voce suadente, m...a possiede anche un cuore immenso, una pazienza sconfinata ed un sorriso sincero ed irresistibile. Non tutti al posto suo avrebbero protratto il firma copie oltre l'orario di chiusura della libreria.
Dovete assolutamente leggere il suo libro sulla Gioconda (o Monna Pacifica), in tanti lo hanno acquistato ieri solo per incontrarlo, io lo avevo già divorato in meno di 48h.
PS: chissà che un giorno il mio percorso lavorativo non si incroci con il suo, la me bambina che lo seguiva già a soli 6 anni ne sarebbe felicissima.

domenica 27 novembre 2016

Before The Flood

 

Microsoft Word - BEFORE THE FLOOD Press Notes Final Version

Before the Flood, Punto di non ritorno nella sua versione italiana ), è un documentario diretto dal regista Fisher Stevens, che vede Leonardo DiCaprio viaggiare in ogni angolo del mondo incontrando autorità e personaggi illustri per comprendere e spiegare il fenomeno del climate change, le sue attuali conseguenze e i possibili catastrofici scenari futuri, da scongiurare attraverso un’azione decisa, immediata e collettiva, da attuare su scala globale.

“Non possiamo permetterci, in questo momento critico della storia, di avere leader che non credono nella scienza moderna dei cambiamenti climatici”

http://leonardodicaprio.com/

venerdì 25 novembre 2016

La Pianista impertinente

 

Yuja Wang

"La pianista in minigonna"; "la pianista classica più sexy del pianeta"; "Dita volanti"; "la Lang Lang al femminile": gli epiteti si sprecano. Lei è il fenomeno Yuja Wang, cinese e genio del pianoforte che trascina milioni di giovani nel mondo di Rachmaninoff, Prokofiev, Mozart. Quando la 29enne artista è tornata sul palco per un "bis" dopo un concerto con la Filarmonica di Berlino, ha deliziato il pubblico con una performance che ha lasciato molti puristi del genere a bocca aperta.

Yuja Wang scompone il rondò "Alla Turca" di Mozart, che a tratti pare fondersi col jazz. La sonata per pianoforte n. 11 (Klaviersonate Nummer 11) in La maggiore è stata composta da Wolfgang Amadeus Mozart nel 1780

http://yujawang.com/

lunedì 11 luglio 2016

La Musica

 

"Io capisco solo la musica. E sai perché la capisco? Perché la musica non ha bisogno delle parole, né dell'esperienza. La musica c'è..."

Fred Ballinger (Michael Caine)

Youth - La giovinezza.    Un film di Paolo Sorrentino.

venerdì 1 luglio 2016

Le Olimpiadi Dei Superumani

 

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Al grido di Yes, I can!, atleti e musicisti cantano e mostrano che i loro handicap non sono affatto ostacoli, ma solo un modo alternativo di vivere il mondo. La loro determinazione, la voglia di farcela e di partecipare è più forte di qualsiasi difficoltà o pregiudizio.

I Giochi paralimpici sono l'equivalente dei Giochi olimpici per atleti con disabilità fisiche. Pensati come Olimpiadi parallele, prendono il nome proprio dalla fusione del prefisso para con la parola Olimpiade e i suoi derivati. La prima edizione riconosciuta come tale si disputò nel 1960 in Italia.  Le Paralimpiadi di Rio 2016 (Jogos Paralímpicos de Verão 2016) saranno la quindicesima edizione dei giochi estivi dedicati ad atleti con disabilità, e si svolgeranno a Rio de Janeiro (Brasile) dal 7 settembre al 18 settembre 2016.   Ad affrontarsi nelle 23 discipline paralimpiche, saranno oltre 4.300 atleti provenienti da 176 Paesi del mondo. Da questa edizione entrano negli sport paralimpici la canoa e il Triatlon. Le prossime Paralimpiadi saranno a Tokyo, Giappone per la XVI edizione estiva nel 2020.

Il trailer inglese We are superhumans per le prossime paralimpiadi di Rio, unisce con la gioiosa leggerezza british artisti ed atleti con disabilità sulle note di Yes, I can di Sammy Davis Jr, del 1968, registrata in questa nuova versione nei celeberrimi Abbey Road Studios.

Sito ufficiale del Comitato Paralimpico Internazionale (IPC)

Sito ufficiale del Comitato Italiano Paralimpico (CIP)

domenica 1 maggio 2016

Il Lavoro: la festa del 1° maggio

 

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In Italia la festa dei lavoratori si tiene il primo maggio dal 1891. La festa fu soppressa dal fascismo e fu ripristinata nel 1945. Il primo maggio del 1947 duemila persone – soprattutto contadini – manifestarono contro il latifondismo a Portella della Ginestra, in provincia di Palermo. Un attacco armato, deciso dalla mafia con la complicità di chi era interessato a reprimere i tentativi di rivolta dei contadini, portò alla morte di 11 persone e al ferimento di altre 27. Il bandito Salvatore Giuliano fu identificato come il capo degli autori della strage, ma nel tempo si succederanno diverse ipotesi su chi potesse averlo sostenuto e aiutato. Le persone uccise a Portella della Ginestra si chiamavano Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna, Francesco Vicari, Vito Allotta, Serafino Lascari, Filippo Di Salvo, Giuseppe Di Maggio, Castrense Intravaia, Giovanni Grifò, Vincenza La Fata. Tre di loro avevano meno di 13 anni.

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Il dipinto è noto come “Il Quarto Stato” , autore Giuseppe Pellizza da Volpedo.  Pellizza iniziò a lavorare ad un bozzetto degli Ambasciatori della fame nel 1891, dopo aver assistito ad una manifestazione di protesta di un gruppo di operai. L'artista rimase molto impressionato dalla scena, tanto che annotò nel suo diario:

« La questione sociale s'impone; molti si son dedicati ad essa e studiano alacremente per risolverla. Anche l’arte non dev'essere estranea a questo movimento verso una meta che è ancora un’incognita ma che pure si intuisce dover essere migliore a petto delle condizioni presenti »

vedi su Wikipedia

domenica 27 marzo 2016

Incipit

 

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Gli inizi dei libri – i cosiddetti “incipit” – sono un oggetto di culto. Anni fa a raccoglierli erano solo alcuni libri, ma è con Internet che la moda è iniziata davvero. I siti dedicati sono migliaia, in Italia e nel resto del mondo. Alcuni si limitano a elencarli, altri li hanno divisi in categorie, ci sono giochi per indovinarli e guide più o meno raffazzonate su come scriverne di bellissimi…-

“A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era cosí bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline. – Siete sane, siete giovani, – dicevano, – siete ragazze, non avete pensieri, si capisce –. Eppure una di loro, quella Tina che era uscita zoppa dall'ospedale e in casa non aveva da mangiare, anche lei rideva per niente, e una sera, trottando dietro gli altri, si era fermata e si era messa a piangere perché dormire era una stupidaggine e rubava tempo all'allegria.”  (La bella estate” di Cesare Pavese)

"All'inizio di un luglio straordinariamente caldo, verso sera, un giovane scese per strada dallo stanzino che aveva preso in affitto in vicolo S., e lentamente, come indeciso, si diresse verso il ponte K. Sulle scale riuscì a evitare l'incontro con la padrona di casa. Il suo stanzino era situato proprio sotto il tetto di un'alta casa a cinque piani, e ricordava più un armadio che un alloggio vero e proprio. La padrona dell'appartamento, invece, dalla quale egli aveva preso in affitto quello stambugio, vitto e servizi compresi, viveva al piano inferiore, in un appartamento separato, e ogni volta che egli scendeva in strada gli toccava immancabilmente di passare accanto alla cucina della padrona, che quasi sempre teneva la porta spalancata sulle scale. E ogni volta, passandole accanto, il giovane provava una sensazione dolorosa e vile, della quale si vergognava e che lo portava a storcere il viso in una smorfia. Doveva dei soldi alla padrona, e temeva d'incontrarla.  (Delitto e castigo” di Dostoevskij)

“Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio di infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre. Carini e tutto quanto -chi lo nega - ma anche maledettamente suscettibili”.  (Il giovane Holden, di  J.D. Salinger)

«Poiché Lord Trelawney, il dottor Livesey, e altri gentiluomini mi hanno chiesto di scrivere la storia dell’Isola del Tesoro in tutti i suoi dettagli, dall’inizio alla fine, senza tralasciare nulla se non la posizione dell’isola, e questo solo perché esiste là tuttora un tesoro non ancora portato alla luce, prendo in mano la penna nell’anno di grazia 17… e torno al tempo in cui mio padre era proprietario della locanda “Ammiraglio Benbow” e il vecchio lupo di mare, abbronzato e sfregiato da un colpo di sciabola, prese alloggio sotto il nostro tetto.»  (Robert Louis Stevenson,   L’isola del tesoro)

Alle dodici e tre quarti l'attesa e l'ansia della scolaresca furono premiate. Sulla cattedra dell'aula di storia naturale, nella fiamma incolo della lampada di Bunse, s'accese una vivida striscia smeraldina. (I ragazzi della via Pal)

Quando Mary Lennox fu mandata a vivere con lo zio a Misselwaite Manor, tutti dissero che era la ragazza più brutta che si fosse mai vista. Ed era proprio vero. Aveva il viso piccolo e scavato, il corpicino esile, i capelli radi e sottili ed un'espressione scostante. (Il giardino segreto)

La notte del 20 dicembre 1849 un uragano violentissimo imperversava sopra Mompracem, isola selvaggia, di fama sinistra, covo di formidabili pirati, situati nel mare della Malesia, a poche centinaia di miglia dalle coste occidentali del Borneo. ("Le tigri del Mompracem" Emilio Salgari)

Questo romanzo è il primo che ho scitto ; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccetuano pochi racconti.Che impressione mi fa, a riprendo in mano adesso? (Italo Calvino -Il sentiero dei nidi ragno).

La mia dolorosa esperienza mi lasciò triste e depresso. Furono gli studi universitari e le pratiche religiose a riportarmi lentamente alla vita. (Vita di Pi di Yann Martel")

C'era una volta un principe, che non voleva più stare in casa di duo padre; e, siccome non aveva paura di nulla, pensò:"voglio girare il mondo, così non mi annoierò e vedrò ogni sorta di cose". (Il principe senza paura di J.e W. Grimm).

INCIPIT FAMOSI

venerdì 25 marzo 2016

Una Città Per Cantare

 

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Ron insieme a:
Arisa, Biagio Antonacci, Bianca Atzei, #‎kekkosilvestre, Elio e le Storie Tese, Emma Marrone, Ffrancesco De Gregori, Francesco Renga, Gigi D'Alessio, Giuliano Sangiorgi, Giusy Ferreri, Lorenzo Jovanotti Cherubini, La Scelta, Loredana Bertè, Lorenzo Fragola, Luca Barbarossa, Lucio Dalla, Malika Ayane, Marco Mengoni, Mario Biondi, Max Pezzali, Nek Official, Neri Marcorè, Niccolò Fabi, Pino Daniele, Syria.

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«Cantare insieme a tutti questi miei colleghi "Una città per cantare" mi ha fatto capire quanto si potrebbe fare credendo tutti insieme in qualcosa, nello stesso istante – dichiara Ron – Mi piacerebbe che le radio, con la loro grande forza, provassero a trasmettere all’unisono questo sentimento proprio nello stesso istante, trasmettendo il brano proprio allo scoccare della mezzanotte del 3 marzo. In questo modo, potremmo raggiungere tanta gente e vincere persino l'indifferenza, toccando con la nostra voce anche le case con un malato di Sla».

domenica 6 dicembre 2015

Io l’ho conosciuta la Callas

 

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Quello che io e Paola Cortellesi abbiamo voluto fare con questo spettacolo è ridare credibilità a Maria Callas, una donna che è stata colpita e giudicata per la sua vita privata ricca di passioni e vicende impossibili.

Per troppo tempo la critica è entrata a piedi giunti nelle sue vicende, nei suoi affetti personali; quindi io e Paola abbiamo cercato di metterci in pari con la cronaca, raccontando quel che è successo in quegli anni travagliati e interpretando proprio Maria Callas e Giovanni Battista Meneghini: i principali protagonisti, insieme ad Onassis, di questa favola al limite del grottesco e dell’assurdo.

Qui un brano del nostro copione.

Il resto lo potrete vedere qui  Callas su Rai 1

Dario Fo: Io l’ho conosciuta la Callas.
Io me la ricordo Maria, avevo vent’anni quando l’ho vista per la prima volta, ero alla Scala qui a Milano, mi trovavo, insieme ad altri compagni dell’Accademia di Brera in palcoscenico, arrampicato su un’impalcatura: stavamo rinfrescando le scenografie e in quel momento ecco che sotto di noi passa una ragazza che tranquillamente attraversa tutto il palco come se stesse passeggiando in piazza.
E io, di lassù, subito mi sono messo a gridare: “Ma sei pazza? Che fai, incosciente?! Passi qua sotto? Qui stanno spostando dei tiri con appese tonnellate di materiale, se si stacca una di quelle sagome ti schiaccia. Ma dove vuoi andare?!”

Paola Cortellesi: “Mah… io andavo in proscenio perché ho una prova con il Maestro d’orchestra”.

Dario Fo: “Corri via di lì!” In quel momento ecco che arriva il direttore di scena e le offre il braccio e le dice: “Venga via signora Callas!” e la porta in proscenio.
Dopo un po’ la sentiamo cantare. Era stupenda. Noi ragazzi di lassù scendiamo dall’impiantito e quatti quatti ci mettiamo in quinta ad ascoltarla, era qualcosa di incantevole… una voce incredibile, al punto che non era ancora finito il pezzo che noi siamo esplosi in un applauso scrosciante.
Il direttore fuori di sé: “Ma come vi permettete?! Interrompere una prova! Chi siete voi? Fuori di qua!”.

E ci ha cacciati via come fossimo dei guardoni assatanati.

“Dario Fo”

Callas su wikipedia

venerdì 4 dicembre 2015

Peppeniello

 

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È morto Luca De Filippo, il “carissimo amico” di Eduardo.

Prendersi la confidenza, a Napoli, significa diventare invadenti, quasi maleducati; dire e fare cose che non abbiamo il diritto né di dire, né di fare. Chiamare qualcuno per nome, per esempio, è “prendersi la confidenza”. Ma quando quel qualcuno è un qualcuno conosciuto, famoso per qualcosa, chiamarlo per nome è un dovere: perché riconosce il suo stato, quello che ha fatto, chi è diventato. E quindi è un dovere per i napoletani chiamare Luca De Filippo solo Luca. Così come è un dovere chiamare Eduardo De Filippo Eduardo, Massimo Troisi solo Massimo, Antonio De Curtis solo Totò. E basta questo per capire chi fosse, veramente, Luca De Filippo. Per dire cosa rappresentasse.

Era nato a Roma. Ma era pure napoletano, nato e cresciuto sui palchi, dietro le quinte, vicino al padre mentre scriveva, recitava, andava in tournée per teatri. Ricordarlo oggi solo come “il figlio del grande Eduardo” è una carognata. Un’ingiustizia. Mancanza non solo di tatto ma pure di conoscenza. Perché per Luca la memoria di suo padre non è mai stato qualcosa con cui fare i conti e confrontarsi; era, invece, un punto da cui partire.

Ha portato in giro per teatri le commedie di Eduardo e di Scarpetta, ha interpretato tanti grandi autori, ed è stato sempre sé stesso; ha lasciato che anche altri potessero rappresentare le opere di suo padre, senza intervenire, senza mai dire la sua. Era un capocomico, un attore dialettale. Con gli anni, si era appesantito, era cambiato; il fisico asciutto di quando interpretava Tommasino accanto ad Eduardo era scomparso, leggermente piegato alle spalle dall’età. Il viso si era incavato. Erano usciti fuori gli zigomi, e la fronte, nella stempiatura dei capelli, si era fatta alta. Quando parlava, parlava con la voce di Eduardo.

L’ultima volta che l’ho visto, durante la prima de La Grande Magia al teatro San Ferdinando di Napoli, sono rimasto sinceramente stupito: perché quello che vedevo sul palco, che si muoveva, che sgranava gli occhi, che apriva la bocca e muoveva le mani, era Luca ed era anche, allo stesso tempo, Eduardo. La dignità dell’attore, del regista e del drammaturgo. Gli occhi che si chiudono, le pause che vengono recitate; il pubblico che sta lì, il fiato sospeso, rapito.

Luca esordì giovanissimo, a sette anni, nel ruolo di Peppeniello in Miseria e Nobilità. Quando venerdì s’è diffusa la notizia della sua morte, sono andato subito a recuperare il video, un bianco e nero tremolante e una pessima messa a fuoco in cui si riconosce Eduardo solo per la voce – ripete a intervalli quasi regolari “è vero” – e per certi movimenti che fa con la testa, le mani e le spalle.

«Luca stasera farà Peppeniello in Miseria e Nobiltà», dice De Filippo; accanto a lui c’è un bambino di sette anni che ha perso tutti i denti. «Avrà pure lui la stessa pedana di lancio», perché era una tradizione iniziare così, con Miseria e Nobilità e il ruolo che Scarpetta scrisse per uno dei suoi figli, Vincenzo. «È preparato ma non è un ragazzo prodigio. È un ragazzo come tutti quanti gli altri. Però ha vissuto con il suo papà, dietro le quinte, ha vissuto accanto a me quando scrivo le commedie, lui mi fa compagnia. Ed è stato veramente un dono che io ho avuto dal Signore. Perché veramente è un mio carissimo amico, questo qua». Un buffetto sulla testa e la platea dell’Odeon di Milano, anno 1955, applaude.

Si ripetono le opere, gli impegni; si ripetono chi era, con chi era sposato, figlio di quale scuola fosse. E quello che dovrebbe essere un momento per omaggiare, diventa un momento come un altro: grigio, didascalico, opaco. Luca era uno dei grandi del teatro non solo napoletano, ma italiano. Era un gigante, come suo padre. Dava voce a quella tradizione che ci è tanto cara, a quelle opere che ci hanno tenuto e ci tengono compagnia, riproposte a intervalli regolari in televisione. Era uno che, per Napoli, si spendeva e si impegnava. Faceva di tutto per aiutarla. Ed è così che Luca andrebbe ricordato: per chi era, per quello che faceva; non per chi di era il figlio.

  • Gianmaria Tammaro   30 novembre 2015
  • Napoletano convinto dal '91. Scrive di cinema, serie tv e fumetti. Gli piace Bill Murray. Il suo film preferito è Ricomincio da tre.

da IL POST

lunedì 16 novembre 2015

Che Sorpresa !!

 

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Brachetti che sorpresa!” è un varietà poetico, surrealista. Mi ritrovo catapultato in uno strano limbo in cui cercherò di ritrovare la mia valigia rossa, prigioniero quasi di un gigantesco videogame con un bel po’ di personaggi a mio fianco. In scena non sono solo, con me ci sono artisti straordinari: Luca Bono, un giovane campione europeo di magia, straordinario manipolatore di carte che sta avendo tanti apprezzamenti all’estero; Francesco Scimemi, un comico strampalato molto terreno, a tratti animalesco; Luca&Tino, una coppia di comici vicini al no sense francese, surrealista, che ha punti di contatto anche con la Commedia dell’Arte; Kevin Michael Moore, una sorta di mio alter ego. Lo spettacolo è molto dinamico, rutilante, dura un’ora e mezza e non ci sono pause, con una sorpresa almeno ogni trenta secondi. Ci sono diversi livelli di lettura: uno di stupore pure e semplice, un altro prettamente culturale con citazioni pop da Magritte a “Star Wars”, un terzo emotivo sulla visualizzazione del mio e nostro inconscio.    A. B.

http://www.brachetti.com/

I bambini oramai sono bombardati di attività, di input, di immagini. Non hanno mai un attimo di tranquillità. Se ci penso i personaggi dei cartoni animati della mia età duravano vent’anni, ora è impensabile una cosa del genere. Ci si dimentica di tutto, ogni cosa passa di moda. Tutto è fruibile in superficie, non si approfondisce mai, ma in compenso si può avere una visione globale molto sfaccettata. Per questo, in “Brachetti che sorpresa!”, sono più che contento della collaborazione di Leo Ortolani, fumettista autore di “Rat-Man”. Lui riesce a guardare nel racconto, ma anche fuori dal racconto.

www.facebook.com/arturobrachettiofficial/

giovedì 10 settembre 2015

Kubrick

 

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Nato a New York City il 26 luglio 1928, Stanley Kubrick iniziò la sua carriera come fotografo per la rivista statunitense "Look", prima di avvicinarsi al mondo del cinema all'inizio degli anni Cinquanta. Fu il regista di una serie di film di successo, tra i quali "Spartacus" (1960), "Lolita" (1962), "Dr. Strangelove" (Il dottor Stranamore, 1964), "A Clockwork Orange" (Arancia meccanica, 1971), "Shining"(1980), e "Full Metal Jacket" (1987).

“Un sogno non è mai soltanto un sogno.”

martedì 1 settembre 2015

Il fine giustifica la frase

 

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Ci sono citazioni “sbagliate” entrate ormai nell’uso quotidiano.

“Il fine giustifica i mezzi” È attribuita a Machiavelli, ma da nessuna parte si ritrova la frase così formulata. In un capitolo del Principe però si legge: “Nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi […] si guarda al fine […] I mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati”. Ecco spiegato tutto: si è voluto semplificare.

“Non ti curar di loro, ma guarda e passa”  La frase pronunciata da Virgilio nell’Inferno di Dante è: “Non ragioniam di loro, ma guarda e passa”. Un altro caso di alterazione popolare.

sabato 15 agosto 2015

Haka Time

 

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L’Haka è una danza tipica dei maori, un’etnia polinesiana diffusa soprattutto in Nuova Zelanda, che negli anni è stata resa famosa in tutto il mondo dalla nazionale di rugby neozelandese che la esegue subito dopo gli inni nazionali e prima del calcio d’inizio di ogni partita. L’Haka ha diversi significati (si può vedere sia alle feste che ai funerali) e principalmente richiama lo spirito e l’identità dei maori. Può essere eseguita in varie maniere ma gli stili più conosciuti sono il Ka Mate e il Kapa o Pango. Il primo è quello più usato dagli All Blacks, il secondo è considerato da alcuni “quello cattivo”, anche se non esprime nessun concetto aggressivo o violento. Il Kapa o Pango viene eseguito dal 2005 prima delle partite con le nazionali rivali o contro le squadre più forti.

lunedì 3 agosto 2015

La nuova Monna Lisa

 

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Nel dipinto su pergamena databile 1495 Bella principessa, attribuito a Leonardo da Vinci, alcuni studiosi farebbero risalire alla Sforza il soggetto di Leonardo e dalla particolare acconciatura elaborata una giovane donna che apparteneva alla corte milanese dell'ultimo decennio del Quattrocento.

Un dipinto ritrovato, asportato misteriosamente da un volume del '400 conosciuto come La Sforziade, che ha viaggiato nei secoli dalla corte milanese degli Sforza sino a Varsavia. Un’opera chiamata dallo storico dell’arte Martin Kemp “La Bella Principessa”, ammantata di incanto sublime e magia; il probabile ritratto di Bianca Sforza, figlia di Ludovico Il Moro, definito da Vittorio Sgarbi come “schiettamente leonardesco e profondamente autentico”.

Quando è stata presentata al mondo dell’arte, il 30 gennaio 1998, Bianca Sforza non ha attirato molti sguardi. Agli occhi del pubblico dell’asta organizzata da Christie’s a New York il suo era solo un bel volto incorniciato. Nessuno sapeva come si chiamasse, né chi fosse l’autore del suo ritratto. …  continua

sgarbi

giovedì 30 luglio 2015

Death on the Nile

 

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La sua vita è stata un'avventura come i suoi romanzi. Ma Agatha Christie, Regina del giallo, ha trasportato nei suoi romanzi molte delle sue vicende e sogni personali Con Agatha Mary Clarissa Miller, il giallo non passa mai di moda. Nemmeno dopo 123 anni. Lei però non è né una stilista né un’esperta di moda. É una scrittrice e tutti la conoscono come Agatha Christie, la Regina del giallo. É tra le scrittrici britanniche più lette e tradotte, pareggiando un grande drammaturgo come Shakespeare. Pare che nella sua vita abbia guadagnato circa 20 milioni di sterline producendo 66 romanzi gialli, 20 opere teatrali, 6 libri rosa e 150 racconti.

continua su VOGUE

Death On the Nile è forse il più celebre adattamento cinematografico tratto da un libro di Agatha Christie: la cornice esotica ben rappresentata, la forza di un Peter Ustinov al massimo della forma nel ruolo di un perfetto Hercule Poirot hanno trasformato il film in un classico. L’avventura si snoda tra i monumenti egiziani durante quella che rappresenta per molti un “must” delle vacanze organizzate: la crociera sul Nilo. A bordo di un battello che scopriamo chiamarsi “Karnak” (proprio come il celebre tempio a due passi da Luxor) un gruppo eterogeneo di persone consuma la vacanza tra un omicidio e l’altro col “superospite” Poirot a indagare e formulare ipotesi.

continua su LA CROCIERA IMPOSSIBILE DI "ASSASSINIO SUL NILO"

domenica 19 luglio 2015

Napoli in 4K

 

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La città di Napoli come non l'avete mai vista, in un esperimento che vede protagonista l'ultimissima tecnologia nel campo dell'ultradefinizione: il 4k. Una risoluzione pari al doppio del FullHD. La sigla 4k (in italiano 4 mila) fa riferimento ai 4 mila pixel circa della base del video, infatti la risoluzione di questo video è 4096x2160, a differenza dal suo predecessore FullHd in cui la sigla 1080p fa riferimento ai pixel dell'altezza (1920x1080).

Diretto dalla The Jackal e prodotto da Fanpage.it

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Stendhal

"Napoli, 11 gennaio 1817. Entrata grandiosa: si scende per un'ora verso il mare attraverso un'ampia strada, scavata nella roccia tenera, sulla quale la città è costruita. Solidità dei muri. Albergo dei Poveri, primo edificio. E' molto più impressionante di quella bomboniera, tanto vantata, che a Roma si chiama porta del popolo.
Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell'universo
. "

Rome, Naples, Florence, Delaunay, Paris 1817.

domenica 12 luglio 2015

Amazing Grace presidenziale

 

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Venerdì 25 giugno il presidente statunitense Barack Obama ha concluso il suo elogio funebre per il pastore Clementa Pinckeny, ucciso assieme ad otto parrocchiani durante l’attacco alla chiesa metodista di Charleston, facendo una lunga pausa. È stato un momento di tensione: aveva perso il filo? Stava per commuoversi? Poco dopo Obama ha iniziato a intonare “Amazing Grace”, da decenni una specie di inno per i credenti afroamericani. Nel giro di pochi secondi l’intera parrocchia ha cominciato a cantare insieme a lui. Il video, molto emozionante, ha già fatto il giro del mondo.

vedi anche

Andrea Bocelli conmueve al Papa Francisco al cantar Amazing Grace