Visualizzazione post con etichetta teatro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta teatro. Mostra tutti i post

venerdì 4 dicembre 2015

Peppeniello

 

hqdefault

È morto Luca De Filippo, il “carissimo amico” di Eduardo.

Prendersi la confidenza, a Napoli, significa diventare invadenti, quasi maleducati; dire e fare cose che non abbiamo il diritto né di dire, né di fare. Chiamare qualcuno per nome, per esempio, è “prendersi la confidenza”. Ma quando quel qualcuno è un qualcuno conosciuto, famoso per qualcosa, chiamarlo per nome è un dovere: perché riconosce il suo stato, quello che ha fatto, chi è diventato. E quindi è un dovere per i napoletani chiamare Luca De Filippo solo Luca. Così come è un dovere chiamare Eduardo De Filippo Eduardo, Massimo Troisi solo Massimo, Antonio De Curtis solo Totò. E basta questo per capire chi fosse, veramente, Luca De Filippo. Per dire cosa rappresentasse.

Era nato a Roma. Ma era pure napoletano, nato e cresciuto sui palchi, dietro le quinte, vicino al padre mentre scriveva, recitava, andava in tournée per teatri. Ricordarlo oggi solo come “il figlio del grande Eduardo” è una carognata. Un’ingiustizia. Mancanza non solo di tatto ma pure di conoscenza. Perché per Luca la memoria di suo padre non è mai stato qualcosa con cui fare i conti e confrontarsi; era, invece, un punto da cui partire.

Ha portato in giro per teatri le commedie di Eduardo e di Scarpetta, ha interpretato tanti grandi autori, ed è stato sempre sé stesso; ha lasciato che anche altri potessero rappresentare le opere di suo padre, senza intervenire, senza mai dire la sua. Era un capocomico, un attore dialettale. Con gli anni, si era appesantito, era cambiato; il fisico asciutto di quando interpretava Tommasino accanto ad Eduardo era scomparso, leggermente piegato alle spalle dall’età. Il viso si era incavato. Erano usciti fuori gli zigomi, e la fronte, nella stempiatura dei capelli, si era fatta alta. Quando parlava, parlava con la voce di Eduardo.

L’ultima volta che l’ho visto, durante la prima de La Grande Magia al teatro San Ferdinando di Napoli, sono rimasto sinceramente stupito: perché quello che vedevo sul palco, che si muoveva, che sgranava gli occhi, che apriva la bocca e muoveva le mani, era Luca ed era anche, allo stesso tempo, Eduardo. La dignità dell’attore, del regista e del drammaturgo. Gli occhi che si chiudono, le pause che vengono recitate; il pubblico che sta lì, il fiato sospeso, rapito.

Luca esordì giovanissimo, a sette anni, nel ruolo di Peppeniello in Miseria e Nobilità. Quando venerdì s’è diffusa la notizia della sua morte, sono andato subito a recuperare il video, un bianco e nero tremolante e una pessima messa a fuoco in cui si riconosce Eduardo solo per la voce – ripete a intervalli quasi regolari “è vero” – e per certi movimenti che fa con la testa, le mani e le spalle.

«Luca stasera farà Peppeniello in Miseria e Nobiltà», dice De Filippo; accanto a lui c’è un bambino di sette anni che ha perso tutti i denti. «Avrà pure lui la stessa pedana di lancio», perché era una tradizione iniziare così, con Miseria e Nobilità e il ruolo che Scarpetta scrisse per uno dei suoi figli, Vincenzo. «È preparato ma non è un ragazzo prodigio. È un ragazzo come tutti quanti gli altri. Però ha vissuto con il suo papà, dietro le quinte, ha vissuto accanto a me quando scrivo le commedie, lui mi fa compagnia. Ed è stato veramente un dono che io ho avuto dal Signore. Perché veramente è un mio carissimo amico, questo qua». Un buffetto sulla testa e la platea dell’Odeon di Milano, anno 1955, applaude.

Si ripetono le opere, gli impegni; si ripetono chi era, con chi era sposato, figlio di quale scuola fosse. E quello che dovrebbe essere un momento per omaggiare, diventa un momento come un altro: grigio, didascalico, opaco. Luca era uno dei grandi del teatro non solo napoletano, ma italiano. Era un gigante, come suo padre. Dava voce a quella tradizione che ci è tanto cara, a quelle opere che ci hanno tenuto e ci tengono compagnia, riproposte a intervalli regolari in televisione. Era uno che, per Napoli, si spendeva e si impegnava. Faceva di tutto per aiutarla. Ed è così che Luca andrebbe ricordato: per chi era, per quello che faceva; non per chi di era il figlio.

  • Gianmaria Tammaro   30 novembre 2015
  • Napoletano convinto dal '91. Scrive di cinema, serie tv e fumetti. Gli piace Bill Murray. Il suo film preferito è Ricomincio da tre.

da IL POST

lunedì 16 novembre 2015

Che Sorpresa !!

 

brachetti

Brachetti che sorpresa!” è un varietà poetico, surrealista. Mi ritrovo catapultato in uno strano limbo in cui cercherò di ritrovare la mia valigia rossa, prigioniero quasi di un gigantesco videogame con un bel po’ di personaggi a mio fianco. In scena non sono solo, con me ci sono artisti straordinari: Luca Bono, un giovane campione europeo di magia, straordinario manipolatore di carte che sta avendo tanti apprezzamenti all’estero; Francesco Scimemi, un comico strampalato molto terreno, a tratti animalesco; Luca&Tino, una coppia di comici vicini al no sense francese, surrealista, che ha punti di contatto anche con la Commedia dell’Arte; Kevin Michael Moore, una sorta di mio alter ego. Lo spettacolo è molto dinamico, rutilante, dura un’ora e mezza e non ci sono pause, con una sorpresa almeno ogni trenta secondi. Ci sono diversi livelli di lettura: uno di stupore pure e semplice, un altro prettamente culturale con citazioni pop da Magritte a “Star Wars”, un terzo emotivo sulla visualizzazione del mio e nostro inconscio.    A. B.

http://www.brachetti.com/

I bambini oramai sono bombardati di attività, di input, di immagini. Non hanno mai un attimo di tranquillità. Se ci penso i personaggi dei cartoni animati della mia età duravano vent’anni, ora è impensabile una cosa del genere. Ci si dimentica di tutto, ogni cosa passa di moda. Tutto è fruibile in superficie, non si approfondisce mai, ma in compenso si può avere una visione globale molto sfaccettata. Per questo, in “Brachetti che sorpresa!”, sono più che contento della collaborazione di Leo Ortolani, fumettista autore di “Rat-Man”. Lui riesce a guardare nel racconto, ma anche fuori dal racconto.

www.facebook.com/arturobrachettiofficial/

martedì 30 giugno 2015

I Piccoli Grifoni e Rosario Fiorello

 

4f145a78bc78bd8c7c6dd827def9866e_XL

La prima tappa del tour estivo di Fiorello si è svolta al Teatro dei Templi. Come unica data campana, lo showman siciliano ha infatti scelto Paestum. Dopo le 42 tappe invernali, “L’ora del Rosario” è tornato in scena con dei cambiamenti non solo riguardanti lo spazio, l’audio e le luci ma anche riguardanti il contenuto. In ogni spettacolo, infatti, c’è qualcosa di diverso, qualcosa di caratteristico, ed è per questo che il protagonista arriva qualche giorno prima nella località in cui è previsto lo show.

Durante l’incontro con la stampa ha anche raccontato di come abbia gradito i prodotti tipici locali e di come sia stato accolto calorosamente dai salernitani. Da qui si arriva ai social che hanno cambiato il modo di comunicare (gli sono stati chiesti “più selfie in questi tre giorni che in tutta la vita”) e di come anche la televisione sia cambiata. In questo sovraffollamento di programmi non ci sarebbe spazio per lui ora. Intanto una bella idea sarebbe portare “L’ora del rosario” in tv ma senza commercializzarlo.

da Il Gazzettino Di Salerno

domenica 28 giugno 2015

Emozioni

 

firenze_inaugurazione_teatro_opera_firenze_dicembre_2011_3

lo spot racconta l’Opera di Firenze con gli artisti (i professori dell’Orchestra, il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, i danzatori) che “abitano” gli spazi (alcuni inediti anche al pubblico, come la terrazza, ad esempio) di un Teatro destinato ad ospitare l’opera lirica, la musica sinfonica, ogni genere di danza, ma anche il pop, il rock e altre forme musicali e di spettacolo.

http://www.operadifirenze.it/it/

mercoledì 14 gennaio 2015

Le storie per dimenticare…

 

accorsi

Stefano Accorsi in scena al Teatro Municipale “Giuseppe Verdi” di Salerno, nell’ambito della stagione di prosa 2014/2015. In scena con il “Decamerone”, tratto dalla celebre opera di Giovanni Boccaccio nell’unica tappa in Campania.

10423919_985677144782210_7233095194011393212_n

Così scrive il regista Marco Baliani su quest’opera: “Le storie servono a rendere il mondo meno terribile, a immaginare altre vite, diverse da quella che si sta faticosamente vivendo. Le storie servono ad allontanare, per un poco di tempo, l’alito della morte. Finché si racconta, e c’è una voce che narra siamo ancora vivi, lui o lei che racconta e noi che ascoltiamo. Per questo nel Decamerone ci si sposta da Firenze verso la collina e lì si principia a raccontare. La città è appestata, servono storie che facciano dimenticare, storie di amori, erotici, furiosi, storie grottesche, paurose, purché siano storie, e raccontate bene, perché la morte là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda. Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perché oggi ad essere appestato è il nostro vivere civile. Percepiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali, un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce. Per raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità di altre esistenze, fuori da questo reality in cui ci ritroviamo a recitare come partecipanti di un globale Grande Fratello. Perché anche se le storie sembrano buffe, quegli amorazzi triviali, quelle strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi, sotto sotto, il mistero della vita stessa o quell’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza. Potremmo così scoprire che il re è nudo, e che per liberarci dall’appestamento, dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze, riconoscerle e riderci sopra, magari digrignando i denti”.

Accorsi

…e i PiccoliGrifoni con Accorsi un po' di tempo fa.

Silenzio D'amuri  ( Stefano Accorsi)

mercoledì 26 novembre 2014

Ebben? Ne andrò lontana…

 

callas

Arturo Toscanini non la amava, disse che aveva l’aceto nella voce, però questo aceto quanto ha impressionato, deliziato, ammaliato, stupito, sconcertato chi l’ascoltava! Si può sbagliare, prendere lucciole per lanterne, anche se ci si chiama Arturo Toscanini, perché Άννα Μαρία Καικιλία Σοφία Καλογεροπούλου (Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou), al secolo Maria Callas, ha veramente ecceduto la sua arte, è andata oltre il melodramma, non è stata soltanto una cantante lirica, come poteva essere, con tutto il rispetto, Renata Tebaldi. Si dice Callas e subito intendiamo una vertigine, un abisso in note e in timbri, uno straripamento delle scene, un’apertura di senso che solo una voce “greca” poteva assicurare, la voce dei millenni di un occidente destinato da sempre al tramonto. Tosca che guarda Scarpia morto e chiosa sprezzante avanti a lui tremava tutta Roma è stata soltanto Maria Callas, solo lei era la Casta diva, unicamente lei poteva regalarci il gelo torrido di Ebben? Ne andrò lontana

Una carriera durata poco, in fondo meno di venti anni, eppure sufficiente per liquidare il bel canto convertendolo in elegia (in greco è anche έ έ λέγειν, un dir ahi ahi durante la veglia funebre), per spazzare via l’equivoco del verismo in musica e tornare a aggredirci con l’antico orrore della tragedia. Dopo di lei non rimane altro che una scenografia arredata da gorgheggi e parrucche, trucco pesante e rumore.

Marco Vignolo Gargini

http://www.callas.it/

http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Callas

callas1

Il fantasma dell’Opera

Anche quel tempio mondiale della lirica che è La Scala ha il suo fantasma, e che fantasma: nientedimeno che la «divina» Maria Callas, la più grande cantante lirica di tutti i tempi. Genio e follia, si sa, vanno spesso a braccetto; la Callas, come capita spesso alle dive, aveva un carattere viziato ed irruento: se il pubblico non mostrava di gradire in modo appropriato le sue performance, lei mollava a metà un’opera e se ne andava via (lo stesso fece nel 2005 il tenore Alagna che, fischiato, abbandonò a metà l’Aida andando a prendere la metropolitana col costume di scena da antico Egizio, lasciando il suo sostituto a cantare sul palco in giacca, cravatta e jeans). Accadde che, durante una sua esibizione alla Scala, Maria Callas fu fischiata dalla platea e dai loggioni: lei s’infuriò, ma prima di lasciare il palco si vendicò lanciando una maledizione sul pubblico. Ora, il suo fantasma si aggira per il teatro spaventando chiunque si rechi ad assistere agli spettacoli senza intendersi minimamente di musica lirica.

callas3

sabato 23 agosto 2014

Kremlin Gala

 

Roberto-Bolle_Vogue-Russia_01

Il ballerino Roberto Bolle, 39 anni, ha pubblicato sul suo profilo Twitter il servizio fotografico realizzato per l'edizione russa di Vogue. Le immagini, che lo ritraggono in pose sexy, con guanti ricoperti di diamanti o con indosso abiti dai colori vivaci, precedono il Gala “Stelle del balletto del XXI secolo” che si svolgerà il prossimo 27 settembre al palazzo del Cremlino, a Mosca, e che avrà tra i suoi protagonisti lo stesso Bolle.

Roberto-Bolle_Vogue-Russia_02

Roberto-Bolle_Vogue-Russia_03

Roberto-Bolle_Vogue-Russia_04

Roberto-Bolle_Vogue-Russia_05

Roberto-Bolle_Vogue-Russia_06

web

facebook

twitter

bolle al cremlino

sabato 26 luglio 2014

#abbestia !!!

 

ruffini

Dopo le "barzellette" in sala stampa in cui mi sono sentita un pò Alberto Sordi ne "Il Vigile" abbiamo finalmente potuto avvicinare Paolo Ruffini. Abbestia!!! Come avrebbe detto lui...

la mamma Grifona

Paolo Ruffini - Sito Ufficiale

venerdì 4 luglio 2014

“La certezza può essere dolore...."

 

faletti 1 - Copia

Giorgio Faletti è morto. Era malato da tempo, come si apprende da fonti di stampa. Personaggio televisivo e scrittore, autore di best seller, era nato ad Asti il 25 novembre 1950. Era ricoverato all'Ospedale Molinette, aveva annullato tutti gli impegni perché non stava bene. L'ultimo tweet la sera prima di morire con una citazione tratta da un suo libro "Tre atti e due tempi". "A volte immaginare la verità è molto peggio che sapere una brutta verità. La certezza può essere dolore...."

faletti 2

faletti 3

faletti 4

faletti 5

faletti 6

faletti 7

#FALETTI

sabato 24 maggio 2014

Sfida la gravità

 

morgannjadeinpush1-11363-08-0033-2

Poche cose sono capaci di affascinare noi, comuni mortali, come l’osservazione di un corpo che sfida la gravità e si solleva in volo.

In questo video alcuni ballerini del Washington Ballet svelano i segreti di alcuni dei passi più difficili della danza. Imitare i protagonisti del video non sarà facile, ma di ascoltarli e spiccare il volo in slow motion vale sicuramente la pena

11550338GiselleResized1372360990-468x600

The_Washington_Ballets_Giselle_2

sabato 25 gennaio 2014

La scena

 

image_large

"Sono secoli che gli uomini corrono dietro alle ragazze giovani. Per le donne questo è stato spesso una fonte di dolore - racconta la Comencini - perché è come se la giovinezza femminile avesse un termine mentre quella maschile no. Così ho voluto sparigliare le carte: ho scritto, sì, la storia di due signore in età che incontrano un ventenne ma per raccontare che è possibile un dialogo tra generi e generazioni in modo aperto, fuori dagli schemi consueti nonnetto-ragazza giovane o tardona-toy boy. E l'ho voluto dire con una commedia che fa, spero, morire dal ridere" (La Repubblica)

Salerno (Teatro Verdi, 23-26 gennaio).

stefano annoni

lunedì 28 ottobre 2013

L’ arrivo dei marziani

 

welles

Accadeva 75 anni

Sono le otto in punto della sera del 30 ottobre 1938. Le stazioni radio della CBS (Columbia Broadcasting System), una delle maggiori emittenti statunitensi, inizia la trasmissione di uno sceneggiato radiofonico di Howard Koch, tratto dal famoso romanzo fantascientifico La guerra dei mondi di H. G. Wells e interpretato dal ventitreenne Orson Welles. L’idea alla base dell’adattamento è di trasmettere nel corso del programma musicale della sera una serie di comunicati “dal vivo” del tutto simili a quelli trasmessi nei notiziari radiofonici.

«Dalla Meridian Room dell’Hotel Park Plaza, di New York, vi trasmettiamo un programma musicale di Ramon Raquello e la sua orchestra. Ramom Raquello inizia con la ‘Comparsita’!»

(Si odono le prime note del motivo)


«Signore e signori, vogliate scusarci per l’interruzione del nostro programma di musica da ballo, ma ci è appena pervenuto uno speciale bollettino della Intercontinental Radio News. Alle 7:40, ora centrale, il professor Farrell dell’Osservatorio di Mount Jennings, Chicago, Illinois, ha rilevato diverse esplosioni di gas incandescente che si sono succedute ad intervalli regolari sul pianeta Marte. Le indagini spettroscopiche hanno stabilito che il gas in questione è idrogeno e si sta muovendo verso la Terra ad enorme velocità. (…)».


Nella clip “La guerra dei mondi” (War of the Worlds) è un film di fantascienza del 2005, diretto da Steven Spielberg ed interpretato da Tom Cruise. Il film è basato sull'omonimo romanzo di H. G. Wells e l'adattamento radiofonico di Orson Welles.  Oltretutto, remake del film di Byron Askin.

lunedì 14 ottobre 2013

Ballando dall’alto

 

boston ballet

David Gifford e Adrian Dalca hanno creato un video in time-lapse che racconta, dall’alto, le prove del Boston Ballet, il corpo di balletto di Boston. Le riprese sono state effettuate da due diversi punti di vista con videocamere GoPro.

www.bostonballet.org

domenica 18 novembre 2012

Lucarié... scétate songh' 'e nnove!

 

de pretore vincenzo

Sono le nove del mattino e Concetta, appena sveglia, invita il marito Luca ad iniziare la giornata e a prendere il caffè. Lucariello si tira su dal letto con il volto comicamente avvolto in panni e maglie di lana usati come rimedio contro le rigide temperature dei giorni natalizi; il ritmo è lento come lenti sono i movimenti del coniuge appena sveglio che rassegnato accetta di iniziare una nuova giornata nonostante la brevità della nottata appena trascorsa…

Da Eduardo a Luca, il Teatro dei De Filippo
Figlio d'arte di Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo nasce a Napoli nel 1900. Debutta in palcoscenico a soli quattro anni. Nel 1929 fonda, con i fratelli Titina e Peppino, una propria compagnia. Attore e autore di straordinaria umanità e versatilità, Eduardo ha messo in scena la variegata realtà napoletana in commedie che dipingono con i colori dell’ironia il complesso rapporto tra individuo e società, sottolineandone gli aspetti comici e drammatici.
Classe 1948, nato a Roma, Luca respira l’aria del palcoscenico fin da bambino. Dopo il debutto a soli otto anni nel ruolo di Peppeniello in Miseria e nobiltà di Scarpetta, lavora con il padre in tantissime commedie, sia in teatro che in televisione. Dopo il ritiro dalle scene di Eduardo, nel 1981 fonda una propria compagnia con la quale prosegue nel lavoro di attore e regista mettendo in scena le commedie del vasto repertorio paterno.

Quando parla del padre dice sempre “Eduardo”, quasi a voler sottolineare che l’eredità del grande commediografo appartiene non solo ai figli ma  a tutti gli italiani e a tutti gli amanti del teatro. E forse lo fa anche per alleggerirsi un po’ le spalle da una responsabilità troppo pesante da portare: essere figli d’arte è già difficile, ma avere nel proprio albero genealogico delle vere e proprie leggende come Eduardo Scarpetta, Eduardo, Peppino e Titina De Filippo può diventare insostenibile per un artista.

“Qui sopra pubblichiamo , un'autentica rarità il video integrale di quell'opera dove debutta il figlio di Eduardo , Luca nel ruolo di Peppiniello. Una curiosità Eduardo lo fa debuttare a sette anni esattamente allo stessa età con cui il padre fece debuttare l'altro figlio Vincenzo ; ricordiamo che Eduardo Scarpetta scrisse questa commedia proprio per far recitare il figlio. Nella commedia il ruolo di Luisella è interpretato da una magnifica Dolores Palumbo, che fu invece esaltata nella recensione del Bragaglia:" Stupenda, dicevamo, la Palumbo. Vigorosa e colorita oltre ogni dire, essa sfiora la caricatura rifacendo gesti , voci e scene tradizionalissime; così si salva dall'accusa di ripetere il vecchiume.". L'attrice reciterà lo stesso ruolo anche nel film del 1954 diretto da Mario Mattioli . La commedia è registrata nel 1955 , per la televisione, all'Odeon di Milano , è molto bella la presentazione iniziale di Eduardo al pubblico di suo figlio”.

da YouTube

luca ed eduardo

sabato 17 novembre 2012

Una grande magia

 

169460_560149664000326_1052589018_o

"Luca De Filippo in scena al Teatro Verdi con "La grande magia" scritta dal suo papà Eduardo, ha accettato di rispondere alle domande di giornalisti e curiosi a "Giù la maschera" condotta da Peppe Iannicelli.

I Piccoli Grifoni gli hanno dedicato la parola GUATO (che compare anche in una celeberrima scena de "L'armata Brancaleone" di Monicelli), per la quale il Maestro De Filippo ha letto il IV Canto de "La canzone del Carroccio" di G.Pascoli, L'Insegna del Comune: uno scioglilingua,a suo dire...

Promessa dei Piccoli Grifoni è stata quella di inserire nel blog "Miseria è nobiltà" del nonno Eduardo Scarpetta in cui debutta al Teatro Odeon di Milano a soli 7 anni interpretando, come da tradizione familiare, il piccolo Peppeniello".

sabato 10 novembre 2012

Stefano

 

STEFANO-ACCORSI-E-IL-FURIOSO-ORLANDO

Stefano Accorsi e Nina Savary in scena al "Verdi" con "Del Furioso Orlando", una libera ispirazione all'opera dell'Ariosto, illustrata a tutti i presenti, in un teatro blindato dalle immagini delle videocamere, fra giornalisti e allievi delle Accademie teatrali e cinematografiche della provincia.

Una persona simpatica, schietta, spiritosa, Accorsi.   La dolce Nina Savary, forse un po' trascurata perché magari si è dato ampio spazio all'artista italiano, ma con un grazioso accento francese che cambiava involontariamente l'accento alle nostre parole italiane.  Un doveroso accenno ai registi che lo hanno diretto al cinema (da Moretti a Muccino che talvolta è incomprensibile perché balbetta), un ampio spazio alla situazione attuale dell'Italia...

E le bugie? Rossella ha sfoderato, fra lo stupore e il gradimento un pò di tutti, la domanda di battaglia ispirata dal Maestro Lucio Dalla che aveva l'elisir per diventare artisti. La risposta: gustatela nello sgangherato video realizzato grazie all'autorizzazione del produttore. Il problema è che Stefano Accorsi è l'attore preferito dell'improvvisata cameraman (o cameragirl), rimasta decisamente affascinata dalla sua "piagenza" (vedi video Placido).

Parola dedicata per quest'occasione: PONDO (peso) in collaborazione con la Dante Alighieri di Roma.

Per l'occasione la bella Maria Rosaria ha posto il foglietto con su i versi del Canto XXVII del Paradiso di Dante e per la performance si è guadagnata anche un "brava" da Rossella, forse eccitata ed esaltata dal palcoscenico che l'ha ospitata per qualche secondo.

sabato 3 novembre 2012

Un artista, un uomo…

Un artista, un uomo, affezionato al suo pubblico.

20120831103101

Semplice, complesso, simpatico, severo, ammonitore, che ha conquistato i Piccoli Grifoni con i suoi racconti, le sue testimonianze di tanti anni di teatro (43) e di cinema (40). Le sue intuizioni sull'attuale situazione del Paese, sul suo pubblico, ma soprattutto sulla sua ultima fatica, il Re Lear di Shakespeare in versione "pop" come ha commentato un simpatico commentatore fra il pubblico in sala.

Insomma: questa sera "Giù la maschera" moderata dall'amico sornione dei Piccoli Grifoni Peppe Iannicelli, ha inaugurato la stagione teatrale2012/2013 del "Teatro Verdi" di Salerno con un gruppo di attori presieduto da Placido, ma composto da tantissimi ragazzi eccitati, bellissimi, sorridenti, felici di portare in giro per l'Italia questa particolare opera, resa comprensibile a tutti (ecco il pop).

Fra questi Marco Brenno Placido, ragazzo bello e robusto che ha catturato l'interesse della “piccola grifona” Rossella e la bellissima ed eterea Federica Vincenti, dolcissima e materna con i nostri piccoli giornalisti.

Ma ha parlato poco il simpatico Gigi Angelillo che i Piccoli Grifoni hanno riconosciuto subito. Come si fa a non ricordare lo zio muratore di Checco Zalone in "Cado dalle Nubi" che in una scena del film imbratta di cemento il nipote?

Bellissima serata dunque: culminata nella dedica della parola adottata con la "Dante Alighieri" di Roma che per Placido è "piagenza" che significa "bellezza, avvenenza" e per l'occasione è stato letto un sonetto di Giacomo da Lentini.

La domanda, inoltre, è incentrata su un film che riteniamo fra i più significativi di Placido: "La Sconosciuta" di Giuseppe Tornatore.  Un film forte, con scene dure, che certo non sono state fatte vedere ai nostri piccoli amici, ma sono stati loro spiegati la trama, fatto vedere il trailer, lanciato il messaggio e soprattutto la particolarità che contraddistingue la pellicola: nonostante l'estrema violenza di alcune sequenze e i tanti fotogrammi di sesso, il film ha passato indenne il visto della censura.

Alla premessa e poi alla domanda di Rossella: "a che età farà vedere il suo film al figlio Gabriele", Placido che per la parte di Muffa, ha accettato di rasarsi a zero i capelli e di depilarsi completamente il corpo, per rendere il personaggio più aggressivo ed odioso, ha dato una risposta emblematica che vi raccomandiamo di ascoltare nel video che segue, perchè degno di rispetto e di considerazione.

Grazie Michele Placido... Grande Attore, Grande Uomo.

Noi, intanto, per appoggiare il suo messaggio inseriamo qui di seguito il trailer del film, per continuare il discorso di lanciare nelle scuole l'inserimento della materia "educazione sentimentale", già proposta in occasione del Campania Pride con Luxuria.

Adotta una Parola, iniziativa in collaborazione con “la Dante”

Piagenza, dal sonetto di Giacomo da Lentini

Donna, vostri sembianti mi mostraro
isperanza d’amore e benvolenza,
ed io sovr’ogni gioia lo n’ò caro
lo vostro amore e far vostra piagenza.
     Or vi mostrate irata, dunqu’ è raro
senza ch’io pechi darmi penitenza,
e fatt’avete de la penna caro,
come nochier c’à falsa canoscenza.
     Disconoscenza ben mi par che sia,
la conoscenza che nonn-à fermezze,
che si rimuta per ogni volere;
     dunque non siete voi in vostra balia,
né inn-altrui c’aia ferme prodezze,
e non avrete bon fine al gioire.

venerdì 2 novembre 2012

Re “Michele”

 

Placido

Al Teatro Verdi arriva «Re Lear» con protagonista  Michele Placido che firma anche la regia con Franco Manetti.  L'attore pugliese ha incontrato I Piccoli Grifoni e la stampa questo venerdì 2 novembre nel foyer  nel corso del appuntamento con «Giù la maschera», il ciclo d'incontri ideati con la collaborazione di Teatro Pubblico Campano e dell'Associazione Amici del Teatro Verdi e condotto dal giornalista Peppe Iannicelli.

Marcop Brenno

Quest'anno il testimonial d'eccezione che affiancherà il sindaco di Salerno De Luca durante l'inaugurazione itinerante di “Luci D’Artista” sarà proprio  Michele Placido.

Re Lear come una fiaba…spiegata ai ragazzi.

C'era una volta tanto tempo fa in un paese che si chiamava Britannia, un Re, che aveva tre figlie, Gonerilla, la maggiore, Regana, la seconda, e Cordelia, la più piccola e la più amata. Un giorno Lear, così si chiamava il Re, ormai vecchio e stanco, decise di suddividere il suo regno tra le figlie…

Stampa

Lear, re di Britannia, intende dividere il regno tra le tre figlie. Ma la dolce e riservata Cordelia non sa fare, come le sorelle, pubbliche proteste d'amore per il padre, e viene diseredata; il conte di Kent, che la difende, è esiliato. Il re di Francia sposa Cordelia e la porta con sé, mentre la Britannia viene divisa tra le altre due figlie, Gonerilla, sposa del duca di Albany, e Regana, sposa del duca di Cornovaglia. Il re si riserva il solo privilegio di soggiornare a turno dalle due figlie con i suoi cento cavalieri. Ma ottenuto il potere, Gonerilla e Regana scacciano il padre che, rimasto privo di tutto e sull'orlo della follia, vaga in mezzo a una terribile tempesta, assistito dal fedele Kent, travestito, e dal buffone di corte.
Intanto a Dover è sbarcato l'esercito francese guidato da Cordelia che vuole salvare il padre. Kent porta li vecchio dalla figlia che lo accoglie amorevolmente. Ma i francesi sono sconfitti e Cordelia è impiccata per ordine di Edmondo, usurpatore della contea di Gloucester. Lear muore di dolore. Gonerilla intanto innamorata di Edmondo, avvelena la sorella Regana che le è rivale e trama l'assassinio del marito; viene scoperta e si uccide; il duca di Albany regnerà sulla Britannia.