Di Gemma Criscuoli
A osservarlo mentre domina il palco con quella voce a cui si può chiedere tutto,
nessuno immaginerebbe che Massimo Lopez sia stato una vittima della timidezza.
“Avevo una paura terribile dei professori -ammette- è stato il teatro a guarirmi da
tanti timori”. In scena fino ad oggi alle 18.30 al Verdi con “Varie-età”, l’artista si
racconta senza filtri a “Giù la maschera”, l’incontro condotto dal giornalista Peppe
Iannicelli ed organizzato dal Teatro Pubblico Campano in collaborazione con
l’Associazione Amici del Teatro Verdi. Le domande che più lo colpiscono provengono però da ospiti d’eccezione: i bambini dell’associazione Piccoli Grifoni di Giffoni Valle Piana, presieduta da Elena Memoli. È un fuoco di fila: l’ira di Khomeini per un’imitazione graffiante del Trio, la fiaba preferita, il rapporto con le bugie, perché le parolacce sono così comuni tra gli attori, cosa farà da grande. E mentre afferma di tifare Napoli, di aver amato Walt Disney e di sognare di lavorare in un bel film, ricordando il debito che ha con Alberto Lionello, maestro del tempo comico, gli aneddoti si susseguono. “Ho assistito a una messa officiata da Papa Woityla e alla fine un cardinale mi ha salutato, dicendomi che il pontefice era stanco e che si aspettava che concludessi io il rito. Ho capito allora che la mia imitazione del Santo Padre era apprezzata. La vera comicità non ha bisogno della volgarità. Quando accadde il finimondo per l’imitazione di Khomeini, ero euforico: avrei voluto creare incidenti diplomatici ogni giorno! Ricordo però che un iraniano mi avvicinò per strada, ringraziandomi per il nostro coraggio.
Le bugie sono a volte inevitabili, ma mi preoccupa di più la falsità dei social network. Se la persona a cui concedi l’amicizia su Facebook non risponde al telefono o fa finta di non vederti per strada, capisci che è tutto finto. Bisogna toccare chi hai davanti, guardarlo negli occhi. Ecco perché il teatro affascina: dare e ricevere calore senza barriere è la sua meraviglia”. Lo spettacolo conferma la sue parole: nel passare con disinvoltura da un’interpretazione da manuale di “My way” all’imitazione di un Mario Monti insinuante vampiro (“La Fornero continua a piangere perché non è stata ancora imitata” soggiunge) lo showman non si risparmia. “L’’improvvisazione è per me l’essenza della messinscena -precisa- Cambiare permette all’allestimento di crescere. E’ bello essere ludici sul palco, interagire continuamente con gli spettatori”. Quando i ragazzi restano ad assistere al check sound, sono estasiati. Il loro volto sembra dire: è tanto bravo e neppure un effetto special
“ I Piccoli Grifoni ovviamente ringraziano “
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