giovedì 15 gennaio 2015

Re Giorgio

 

tutto e perdonato

Venne eletto il 10 maggio 2006. Il toto-Quirinale che aveva preceduto quel giorno, come sempre, non l'aveva designato favorito della vigilia. Ieri come oggi si trattava sottobanco tra destra e sinistra. I partiti avevano nomi diversi, ma la sostanza era la stessa. I due schieramenti si mandavano messaggi sui giornali e il candidato entrato Papa e che uscì cardinale era Massimo D'Alema. Ma a far saltare il Nazareno dell'epoca ci pensarono gli alleati 'minori', da Rutelli a Fini. Alla quarta votazione ecco fuori il nome di Napolitano, eletto con i soli voti del centrosinistra. Berlusconi lo bollò subito come "di parte".

Italy G8 Obama

E' in Parlamento da una vita ed è persino comunista, ministro del primo governo dell'odiato Romano Prodi. Eppure la sintonia con Craxi, l'avversione per la questione morale di Berlinguer, quella riforma sui pentiti frutto anche della sua permanenza al Viminale tra il 1996 e il 1998, dovrebbero far sorridere il Cavaliere. E infatti avrà modo di constatare che dal Presidente ha poco da temere.

Giorgio Napolitano e sua moglie Clio Bittoni durante una visita alla regina Elisabetta II a Buckingham Palace a Londra nel giugno 2011.<br />(Lewis Whyld - WPA Pool/Getty Images)

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I primi due anni dell'ultimo governo Berlusconi, forse i più trionfali a livello di popolarità in tutta la parabola politica del Cavaliere, sono molto difficili per Napolitano. Molte critiche gli vengono mosse, anche dall'opinione pubblica che più tardi lo adorerà, per la velocità con cui firma le leggi (ad personam e vergogna) che passano per il Quirinale. Il Lodo Alfano, il legittimo impedimento, il provvedimento chiamato scudo fiscale che rende lo Stato un riciclatore di denaro potenzialmente sporco. Il momento più difficile è forse l'ottobre del 2009.

Giorgio Napolitano durante la parata per la Festa della Repubblica il 2 giugno 2010.<br />(Marco Merlini / LaPresse)

Prima ancora che la Consulta bocci il lodo Alfano, copia del già incostituzionale Lodo Schifani, firmato a tempo di record un anno prima da Napolitano, un cittadino di Rionero in Vulture (Potenza) durante un convegno gli chiede di non firmare la legge sullo scudo fiscale. "Presidente, non firmi, lo faccia per le persone oneste" Napolitano si inalbera: "Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi il parlamento rivota un'altra volta la stessa legge ed è scritto che a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente".

Eppure ci saranno leggi minori che Napolitano rinvierà alle Camere. In altri casi (come il decreto su Eluana Englaro) 'avvisa' il governo che non avrebbe firmato. Oppure si prodiga nella moral suasion (legge Alfano sulle intercettazioni), pratica che proseguirà per entrambi i mandati (dalla legge elettorale ai saggi di Napolitano chiamati a progettare una serie di riforme a 360 gradi, o al 'parere' del Consiglio Supremo di Difesa sul prosieguo o meno del programma F35).

la storia di Re Giorgio

dal sito del quirinale

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