Rientra ormai nel costume popolare e nella cultura pop seguire la rassegna canora che paralizza l’ Italia, quasi come i centimetri di neve che sono venuti giù quest’anno. Il problema è che i bambini dopo il primo quarto d’ora di visione sbigottita, hanno cominciato a tempestare di domande. E molte volte non è facile spiegare.
«Mamma, quelli sono due comici? Ma non fanno ridere. Perché la tirano così in lungo? Perché dicono tutte quelle parolacce, non dovrebbe essere vietato in questi orari? Il pubblico ride davvero o solo perché è pagato? Non c’era un presentatore più giovane di Morandi? Quel Papaleo è troppo fissato con le ragazze, dovrebbe darsi una calmata. Siamo sicuri che al pubblico piace? Perché hanno bocciato canzoni che non sono peggio delle altre?».
Da esperti di sanremo nei quali tutti ci caliamo questa settimana cerchiamo di dare una risposta più o meno plausibile. <poi tutti se la cavano alla maniera “Baudo”:
«Perché Sanremo è Sanremo».
E mai come oggi si capisce la profonda verità di quello slogan.
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