lunedì 29 giugno 2015

La Ballata dei Gigli

 

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A Nola per assistere alla tradizionale ballata dei gigli e della barca che si  è tenuta  il 28 giugno.

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La festa ha origini antichissime quando un 26 giugno della prima metà del V secolo San Paolino, inventore delle campane, ebbe il merito di salvare un nolano ridotto in schiavitù da alcuni barbari che in quel periodo depredavano e devastano le campagne campane. Il Vescovo si recò fino in Africa per cercare di salvare l’uomo e per sostituirsi a lui, ma i vandali, una volta scoperta la vera identità del prelato, decisero di riaccompagnare a Nola entrambi gli uomini.

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La leggenda narra che nel 431 la città abbia accolto il Vescovo al suo rientro con dei gigli e da quel momento ogni anno si ricorda quell’avvenimento con la ballata dei Gigli.

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Oggi le torri in legno, svettano fino a 30 metri, sono rivestite di cartapesta “d’autore” – che riproduce temi storici, religiosi o anche di attualità e portano l’appellativo dei mestieri: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca (sulla quale “salgono” San Paolino e “o’ Turco” che accompagnò il Santo in patria), Beccaio, Calzolaio, Fabbro, Sarto. Il “ballo” dei gigli si celebra il 22 giugno, se domenica, o la domenica successiva. Ma il punto di forza della Festa dei Gigli, è la “paranza”.   Baldi giovani pronti a farsi venire la gobba pur di avere l’onore di portare a spalla, in giro per la città, le pesantissime torri (30 quintali circa).

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Il compito di “dirigere l’orchestra” è affidato al “capoparanza”, nominato dal “Maestro di Festa”, ovvero il rappresentante di ciascuna delle otto corporazioni. Dopo diversi giorni dedicate alle prove, arriva il sabato in cui, dopo la celebrazione della messa, i mastodontici gigli vengono portati in giro per le viuzze della città, con un percorso sempre uguale ormai da secoli. La perizia della paranza viene messa alla prova con giri di 180 o 360 gradi e sobbalzi al grido “cuoncio cuoncio e jetta” del capoparanza, che lascia cadere a terra il giglio cercando di far vibrare il meno possibile la punta dello stesso.

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Per l’occasione i muri delle vie della città vengono dipinti di bianco, in modo da segnalare con grande evidenza, gli urti delle torri, che penalizzano la squadra che li provoca. Ai giudici, disseminati lungo tutto il percorso di gara, spetta il compito di valutare e votare la migliore paranza, ovvero quella che fa danzare meglio il giglio. Al passaggio dell’ultimo, che porta il nome del Sarto, si arriva sempre alle otto del mattino del giorno dopo quando la festa prosegue prima con “’a strusciata”, ovvero uomini e donne non di paranza strisciano i gigli lasciati da via Vitale fino a piazza del Duomo, e poi con“’o colpo ‘e core”, ovvero quando i gigli vengono spogliati dei rivestimenti e smontati dopo alcuni giorni di sosta in piazza.

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La Rete delle grandi macchine a spalla italiane è un'associazione, nata nel 2006, che include quattro feste religiose cattoliche italiane (la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, la Festa dei Gigli di Nola la Varia di Palmi e la Faradda di li candareri di Sassari). Dal 2013 la rete è inserita nel patrimonio culturale immateriale dell'umanità dall'UNESCO.

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grazie a Carmen (la Zia Grifona) per il materiale fotografico

a seguire altri scatti

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